Un genio anticipatore
Dopo la morte, nonostante l'opera di diffusione dei celebri figli e degli allievi H.N. Gerber, J.F. Agricola, J.J. Quantz, la sua musica fu dimenticata per oltre cinquant'anni. Solo agli inizi dell'Ottocento, e con una storica riesecuzione della Passione secondo S. Matteo diretta da F. Mendelssohn a Berlino (1829), cominciò a essere riscoperta, studiata e apprezzata.
Nonostante l'universale ammirazione di cui è oggetto, la figura di Bach non ha ancora trovato una collocazione definitiva e per tutti convincente nella storia della musica. Superata la concezione che vede in lui solo il perfezionatore sommo e la sintesi finale di tutta una tradizione musicale, dal Rinascimento al barocco, restano ancora da chiarire molti problemi, che concernono i rapporti della sua musica con quella dei contemporanei e, soprattutto, dei musicisti posteriori, fino alle esperienze più moderne.
Se è vero che il continuo riferirsi, specialmente nella tarda maturità a Lipsia, alle musiche del passato portò Bach a rifiutare risolutamente l'adesione allo stile galante allora in voga, la compatta concentrazione del materiale, l'assoluto rigore dell'elaborazione, la geniale astrattezza dell'invenzione si proiettano verso il futuro: vi si riallacciano le ultime esperienze di L. van Beethoven e sono base ineliminabile delle ricerche seriali di A. Schönberg e di A. Webern. In questa prospettiva, perdono qualsiasi valore le accuse di limitatezza culturale e di conservatorismo mossegli dai contemporanei, per i quali era oggettivamente impossibile comprendere la reale grandezza artistica e morale del musicista. Si spiega così la freddezza con la quale furono accolte sia l'Offerta musicale sia l'Arte della fuga, autentici testamenti spirituali dell'arte bachiana.