Introduzione
Nel decennio 1930-40 il panorama musicale jazzistico si era delineato secondo prospettive alquanto semplici: accanto al nucleo principale dello swing si era sviluppato solamente il filone, proveniente dal ragtime, del cosiddetto "jazz di Kansas City": uno stile portato a maturazione dall'orchestra di Count Basie, che lo fece confluire nello swing, o altrimenti destinato a sfociare parte nel rhythm & blues e parte nel bebop. La fine dell'era dello swing può essere fatta coincidere con la morte di Glenn Miller (1944). Grazie a Charlie Christian e Lester Young, lo swing, però, aveva già messo un piede nel bebop, lo stile moderno reso possibile dal grande affinamento della tecnica strumentale.
Il jazz cambiava pagina e cambiava luoghi. I templi in cui il bebop veniva celebrato erano a New York e i suoi maggiori interpreti erano il sassofonista Charlie Parker, il trombettista Dizzy Gillespie, il pianista Thelonious Monk. Dapprima questo stile un po' scostante, apparentemente fatto per pochi iniziati, rappresentò un atto di protesta , un rifiuto nei confronti delle big band dalla musica standardizzata, poi lo stesso Gillespie tentò di conformarvi i grossi complessi.