Letteratura e nazionalsocialismo
Letteratura e nazionalsocialismo
L'avvento del nazionalsocialismo al potere bloccò bruscamente l'effervescenza intellettuale e culturale che aveva caratterizzato i precedenti anni della “Nuova oggettività”. Coloro che non poterono o non vollero andare in esilio dovettero o rischiare ogni attimo la vita resistendo segretamente al potere, o sottometterglisi, e tacere, oppure ancora divenire più o meno consapevolmente conniventi con esso, quando non verie propri collaboratori del regime. Dal 1933 al 1945 la letteratura e il pensiero tedeschi presero quasi sempre la via dell'emigrazione, dando forma appunto alla cosiddetta “letteratura dell'esilio”: ma in qualche caso gli intellettuali decisero, pur sulla base di differenti motivi e dando corso a biografie differenziate, di restare in patria, e fu allora la letteratura dell'“emigrazione interna” a lasciare qualche traccia di sé nello sterminio e nell'orrore.