Apogeo della letteratura praghese: Kafka
- Apogeo della letteratura praghese: Kafka
- Il binomio di letteratura ed ebraismo nella "città magica"
- Nella "tana" dell'angoscia contemporanea: Kafka
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Nella "tana" dell'angoscia contemporanea: Kafka
Quasi sconosciuto durante la vita, lo scrittore boemo di lingua tedesca Franz Kafka (Praga 1883 - Kierling, Vienna, 1924) è divenuto uno dei narratori più influenti del Novecento. Le sue opere sono considerate il simbolo dell'ansia dell'uomo moderno, innocente e pur colpevolizzato da un mondo ostile e incomprensibile.
La vita
Primogenito di un commerciante ebreo che dalla provincia boema si era trasferito a Praga e vi aveva fatto fortuna, appartenne alla minoranza di lingua tedesca e ricevette l'educazione allora consueta per la borghesia emergente, frequentando il ginnasio e poi la facoltà di legge dell'Università di Praga. Conseguita nel 1906 la laurea in giurisprudenza, animato dalla precisa consapevolezza dei propri intenti letterari cercò un lavoro che gli concedesse il tempo e l'agio di dedicarsi alla scrittura; trovò così un posto presso l'Istituto di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, dove rimase dal 1908 al 1922 ricoprendovi incarichi di crescente responsabilità. Il padre tentò più volte di convincerlo a subentrargli nella conduzione del suo fiorente negozio di “articoli galanti”; l'aspirante scrittore oppose sempre un rifiuto, manifestando in un'occasione addirittura propositi di suicidio. Ciò contribuì a peggiorare il suo già difficile rapporto con il padre, di cui Kafka traccerà un bilancio nella drammatica e lucidissima Lettera al padre (Brief an den Vater, scritta nel 1919) e che idealmente giustifica il racconto La sentenza (Das Urteil, scritto nel 1912). Condusse una vita metodica lavorando la mattina in ufficio, dedicando il pomeriggio alla lettura dei giornali, alla corrispondenza, a qualche ora di sonno e a lunghe passeggiate, quindi, dopo la cena in famiglia, scrivendo “finché me lo consentono le forze”. Il giovane scrittore poté frequentare gli ambienti letterari di Praga, legandosi a F. Werfel e M. Brod, che gli fu amico fino alla morte e che curò l'edizione postuma dei suoi scritti. Al 1912 risale invece l'amicizia con l'attore jiddish Jizchak Löwy, che destò in lui interesse crescente per l'ebraismo e il sionismo. La capitale boema offriva le più importanti novità culturali: benché timido e riservato Kafka amava frequentare i numerosi teatri di prosa (tedeschi e cechi), le librerie e biblioteche, i circoli culturali e il salotto di Berta Fanta, dove si discuteva di psicoanalisi, di teoria della relatività, e teoria dei quanti. Nel 1912 conobbe Felice Bauer, con la quale annodò e poi ruppe (1914) il fidanzamento, e alla quale indirizzò moltissime lettere (Briefe an Felice). Oltre alle lettere, risultano particolarmente importanti per la comprensione della personalità di Kafka i Diari (Tagebücher 1910-23), benché letterariamente non siano all'altezza delle sue opere narrative maggiori, pubblicati in forma completa da M. Brod nel 1951. La fine del rapporto con la Bauer, forse da interpretarsi come il rifiuto di un'esistenza borghese in favore della letteratura, coincise con un'intensa stagione di creazioni letterarie. Nel 1917 si manifestò in tutta la sua gravità la malattia polmonare che doveva portare lo scrittore alla morte. Anche un secondo fidanzamento con la Bauer e uno con la giovane Julie Wohryzeck vennero sciolti. Dopo una relazione con Milena Jesenská, che tradusse alcune sue opere in ceco, Kafka si legò a Dora Diamant, che gli rimase accanto negli ultimi anni di vita.
L'opera narrativa: i racconti
Le prime prove narrative vennero quasi tutte distrutte dall'autore, che su di esse si espresse severamente con l'amico M. Brod. In effetti la prima pagina kafkiana che ci sia giunta, La finestra sulla via (Das Gassenfenster), è letterariamente molto povera, pur presentando già in forma embrionale uno dei tipici temi dell'autore: lo sguardo malinconico e nostalgico che l'escluso getta sulla realtà a lui inaccessibile. Maggior interesse presenta una narrazione più ampia, benché frammentaria e non conclusa, risalente circa al 1904 e pubblicata con il titolo Descrizione di una battaglia (Beschreibung eines Kampfes): è un testo in cui una serie di scene apparentemente sconnesse anticipano i grandi temi onirici del Kafka maturo: il senso della colpa e il comportamento insensato dei personaggi. Alcuni di questi primi lavori confluirono in Meditazione (Betrachtung), raccolta di otto brevi prose apparsa nel 1908 sulla rivista “Hyperion” e nel 1912, con lo stesso titolo ma accresciuta di dieci altri pezzi, in volume.
La prima potente creazione letteraria kafkiana è La sentenza, scritta nella notte dal 22 al 23 settembre 1912: un racconto condotto con grande sicurezza narrativa fino all'improvviso scioglimento tragico. È la vicenda del giovane Georg Bendemann, che dopo aver subito dal vecchio padre malato una grandine di rimproveri insensati e ingiustificati, culminanti in una grottesca condanna “alla morte per annegamento”, raggiunge il più vicino ponte e si lascia cadere nelle acque del fiume sottostante. Essa sviluppa nel suo incalzante crescendo il tema forse centrale nel mondo kafkiano: quello del colpevole senza colpa che non può sottrarsi alla propria rovina.
Sull'inconsapevolezza e gratuità della colpa, questa volta nei confronti non solo del padre ma di tutta la famiglia del protagonista, si impernia il più celebre racconto di Kafka, La metamorfosi (Die Verwandlung), scritto anch'esso nel 1912 e pubblicato in volume nel 1915. L'inverosimile trasformazione in insetto del commesso viaggiatore Gregor Samsa si compie paradossalmente in un quadro di assoluta normalità: come qualcosa di naturale è accolta dal protagonista, che sulle prime pensa di poter proseguire la sua normale attività di commesso viaggiatore. “Normali” sono la segregazione a cui la famiglia lo condanna, l'indifferenza e l'ostilità che crescono intorno a lui fino alla decisione di eliminarlo. A questo punto lo stesso Gregor, ferito, sembra scegliere coscientemente la morte rifiutando il cibo. Quando il suo cadavere verrà gettato nella spazzatura dalla domestica, da sempre indifferente al suo destino, la famiglia potrà finalmente riprendere la sua vita consueta e sensata. Ad accrescere l'angoscia della vicenda contribuisce in modo essenziale la lingua, che, in questa come nelle successive opere, diviene precisa e tagliente, inesorabilmente oggettiva, agile e ricca nelle sue articolazioni sintattiche, e non priva talora di implicazioni ironiche. L'atmosfera ossessiva di questo racconto si ritrova in diversi altri: Nella colonia penale (In der Strafkolonie, 1919) narra la vicenda dell'inventore di una spaventosa macchina per giustiziare i delinquenti che si sottopone volontariamente all'esecuzione in luogo di un condannato. Un medico condotto (Ein Landartzt, 1919) è la storia di un medico che in un contesto misterioso e inquietante si reca a visitare un paziente che si rivelerà non curabile; Un digiunatore (Ein Hungerkünstler, 1924) è una grottesca e toccante metafora dell'esistenza umana disperatamente anelante a un nutrimento metafisico. Nel grandioso La tana (Der Bau, 1931, postumo), purtroppo mutilo della conclusione scritta dall'autore, la narrazione in prima persona è assunta da un animale che lavora instancabilmente e, a quanto pare vanamente, per rendere sicura la propria dimora dall'attacco incombente di un nemico udito e mai visto. Ma anche racconti più brevi, come i famosissimi Davanti alla legge (Vor dem Gesetz, 1919) e Il messaggio dell'imperatore (Eine kaiserliche Botschaft, 1919), e il meno conosciuto Il villaggio vicino (Das nächste Dorf, 1919), tutti in forma di parabole, riescono nel breve giro di pochi capoversi a creare situazioni e atmosfere non meno indimenticabili di quelle dei racconti più ampi.
L'opera narrativa: i romanzi
Oltre al frammento (una quarantina di pagine) di un romanzo abbozzato nel 1907, che M. Brod pubblicò nel 1951 con il titolo Preparativi di nozze in campagna (Hochzeitsvorbereitungen auf dem Land) e che verte intorno ai timori di un giovane di fronte al matrimonio imminente (in esso si trova un'anticipazione del tema della Metamorfosi), Kafka scrisse tre romanzi, nessuno dei quali è compiuto. Questa circostanza sembrò confermare Kafka nell'idea di essere incapace d'innalzarsi a questa forma d'arte e di essere più portato invece alla misura del racconto, ossia, per lui, di un testo scritto di getto in una notte. Il primo romanzo è Il disperso (Der Verschollene: così designato da Kafka nei suoi diari e che Brod pubblicò nel 1927 con il titolo America, Amerika): in esso il giovane Karl Rossmann, sedotto da una cameriera che rimane poi incinta, viene mandato dai genitori in America presso un ricco zio; Karl si trova all'improvviso solo e senza mezzi: costretto a lavori umili, finisce per trovare un impiego nel “teatro naturale di Oklahoma”; a questo punto il romanzo si interrompe. Concepito come ironica contraffazione dei romanzi di Dickens, Il disperso è in realtà - come è stato osservato - un rovesciamento del Bildungsroman, il cui protagonista finisce, anziché “formato” dalle proprie esperienze, “disperso” nella realtà priva di senso.
Meno evidente, ma non meno presente, è questo intento decostruttivo nel secondo romanzo, Il processo (Der Prozess, 1925, postumo), il cui protagonista subisce la grottesca esperienza di un arresto e di un processo altrettanto misteriosi che ingiustificati, esperienza la quale, lungi dal portarlo ad alcunché di positivo, si conclude con l'allucinante esecuzione capitale del protagonista, scannato in una cava di pietra con un coltello da macellaio.
Il terzo romanzo, Il castello (Das Schloss, 1926, postumo), è – a differenza degli altri – un lunghissimo frammento coerente e ininterrotto, ma privo di conclusione. Anche in esso il protagonista, un agrimensore designato con la semplice iniziale “K.”, ha ricevuto una chiamata dalle autorità del “castello” perché venga a svolgervi la sua professione, ma una volta giunto a destinazione viene a sapere di essere stato convocato per errore, poiché il castello non ha in realtà bisogno di un agrimensore; quando finalmente il segretario di un funzionario gli offre di inoltrare e far accettare la sua richiesta, egli si addormenta perdendo l'occasione. Questo romanzo dell'estraneità sarebbe dovuto terminare, come il precedente, con la morte del protagonista, a esemplificare ancora una volta la dissoluzione del soggetto per opera di un superiore potere anonimo (di cui Kafka non precisa mai univocamente la natura).
Interpretazioni dell'opera di Kafka
La critica ha seguito, nell'interpretazione dell'opera kafkiana, due vie che non necessariamente si escludono a vicenda. Secondo l'una, la realtà impenetrabile e onnipresente che condanna e annienta la vita del singolo è una proiezione dei meccanismi sociali ed economici del mondo moderno, i quali stritolano nei loro ingranaggi l'esistenza individuale priva di valore e di senso. L'altra interpretazione, sempre tenacemente sostenuta, tra gli altri, da M. Brod, è marcatamente religiosa e si studia di rintracciare nell'opera kafkiana accenni – che in verità sono effettivamente ravvisabili – a un'ansia metafisica cui fa riscontro la pessimistica visione di una divinità ostile o irata che punisce l'uomo per una sua oscura colpa, forse quella di essersi distaccato da lei.
A mezza via tra queste due posizioni critiche è quella dello scrittore francese A. Camus, che vide in Kafka coesistere l'uno accanto all'altro “il mondo della vita quotidiana e il mondo dell'ansia sovrannaturale”.