Goethe
Il teatro
Benché non possa reggere, perlomeno sulla scena, il confronto con quello del suo grande contemporaneo Schiller, il teatro di Goethe è, anche a prescindere dal Faust, notevole per sé e come parte della sua produzione complessiva. Il suo primo dramma, Götz von Berlichingen, mette in scena con molta libertà storica la vicenda di un cavaliere cinquecentesco in lotta col vescovo feudale di Bamberga: l'opera è arditamente innovatrice nell'impianto, che respinge le tre classiche unità aristoteliche per sostituirvi una rapida successione di ben 59 scene, con evidente influsso shakespeariano. I caratteri marcati, la veemente figura del protagonista, l'asciuttezza talora cruda della prosa fanno del Götz una delle opere più significative dello Sturm und Drang, nonostante la sua carente teatralità. Storica ma altrettanto libera nella trattazione delle fonti e dei personaggi è la tragedia Egmont, dove l'eroe della rivolta antispagnola delle Fiandre, la cui rettitudine confina con l'ingenuità, viene con un tranello catturato e giustiziato dal duca d'Alba. Anche quest'opera ha grande forza di caratterizzazione dei personaggi, ma l'azione drammatica è fiacca e si conclude con un'apoteosi che a Schiller parve “un salto mortale nel mondo del melodramma”. Ancora più povera di svolgimento drammatico è la luminosa e polita Ifigenia in Tauride, dai toni umanitari e idealizzanti, che segna un ritorno, non solo nel soggetto ma soprattutto nella forma, alla tragedia classica.
Capolavoro del teatro goethiano è il Tasso, scritto come l'Ifigenia in pentametri sciolti, nel quale il conflitto dei caratteri e quello interiore del protagonista assumono un andamento profondamente drammatico; quest'opera, giudicata talvolta un “Werther potenziato”, svolge il tema del contrasto tra il soggettivismo dell'artista e la vita.