Varrone e gli scrittori minori
- Introduzione
- Una lunga vita
- Le opere pervenute
- Le opere poetiche ed erudite perdute
- Cornelio Nepote
- Pomponio Attico e Nigidio Figulo
- Analogia e anomalia
- Riepilogando
Le opere poetiche ed erudite perdute
Ingente fu la produzione poetica di Varrone. Le Saturae Menippeae, in 150 libri, erano un misto di prosa e di versi alla maniera del filosofo cinico greco Menippo di Gadara (sec. III a.C.); dai 600 versi e dai circa 70 titoli rimasti si arguisce l'atteggiamento critico dell'autore verso i vizi dei contemporanei e nostalgico verso il passato. Altri scritti poetici erano i 10 libri di Poemata, i 6 di Pseudotragoediae e i 4 di Saturae.
Numerose opere testimoniano l'attenzione di Varrone per gli studi grammaticali e di storia letteraria: De Sermone latino, De antiquitate litterarum, De poetis, De comoedis plautinis ecc.
Di carattere storico ed erudito erano le Antiquitates, monumentale repertorio di antichità romane: 25 libri di Rerum humanarum, che trattavano degli uomini, dei luoghi, dei tempi e degli eventi, 16 libri di Rerum divinarum, che trattavano dei templi, dei riti, delle cerimonie e degli dei. Di quest'ultima parte si possiedono citazioni dovute soprattutto ai padri della Chiesa, specie sant'Agostino. I 76 libri di Logistorici erano probabilmente dialoghi per lo più di argomento morale e filosofico. Un'opera enciclopedica erano le Disciplinae, in 9 libri, sulle nove arti liberali, dalle quali nel Medioevo derivano le sette arti componenti il trivio e il quadrivio. Pure di carattere enciclopedico erano i 15 libri delle Imagines, raccolta di 700 ritratti di uomini illustri, sia greci sia latini, riuniti in serie di sette (Hebdomades); ogni immagine era seguita da un elogio in versi e da notizie biografiche.