Il periodo classico della letteratura latina

In sintesi

La lingua letterariaLa prosa raggiunge l'apice della raffinatezza nel sec. I a.C.; regole fisse la rendono uniforme e comune per tutto l'impero, modello per i secoli successivi. La poesia rimane più libera nella morfologia e nella sintassi.
L'eloquenza

Nel sec. I un peso determinante assume l'oratoria che a Roma segue due indirizzi, quello asiano e quello attico: il primo, gonfio, musicale, ricco di formule retoriche, ricerca l'effetto sugli ascoltatori; suo massimo esponente è Quinto Ortensio Ortalo (114-50 a.C.). Il secondo, scarno e severo, attento a esporre in modo chiaro i concetti, limita l'eleganza espositiva allo stretto necessario; massimi esponenti: Licinio Calvo, Marco Giunio Bruto, Giulio Cesare.

Il mimo

Il mimo domina le scene, per merito di Decimo Laberio (106-43 a.C.) e Publilio Siro (sec. I a.C.), che gli danno dignità letteraria. Rimangono le caratteristiche di intrattenimento piccante e licenzioso, con un linguaggio spesso osceno. Decadono commedia e tragedia.