Virgilio
La fortuna
Il poeta di Mantova fu riconosciuto ancora in vita come un classico e come tale fu imposto, e si impose, appena dopo la morte, quale argomento di studio, discussione, insegnamento per tutta l'antichità, il Medioevo e l'era moderna. Ogni epoca lo lesse partendo dalla propria prospettiva culturale e ognuna vi ritrovò, o credette di ritrovarvi, i propri valori. Fu annoverato da Dante fra i "maestri di color che sanno": accanto al poeta, e forse in misura ancora maggiore, nel volgere delle epoche, si vide in lui il sommo oratore, l'erudito, il vertice di ogni conoscenza umana, il vate di nascoste verità. Fin dai primordi del cristianesimo Virgilio apparve come il preannunciatore del Messia, dotato quindi di virtù profetiche; fu il "mago" della tradizione popolare. Maestro di stile nell'Umanesimo, punto di riferimento fondamentale per la scienza filologica, Virgilio continua a dominare come il più significativo testimone dell'ideologia augustea, il rigeneratore della poesia epica, il fondatore di generi letterari che nutrirono sino a ieri la cultura occidentale: l'Arcadia, la poesia pastorale, l'idealizzazione della vita agreste. Si può forse dire che, dopo il grande lavoro della filologia dell'800, soltanto nella seconda metà del '900 Virgilio sia uscito definitivamente, e quasi a ogni livello, dal mito, per esser recuperato nella sua difficile, talvolta contraddittoria, grandezza storica.