Orazio

Le Epistole

Dopo i primi tre libri dello Odi, Orazio si dedicò alle Epistulae, lettere rivolte ad amici o conoscenti e in questo sta la ragione del titolo. Il primo libro, di 20 componimenti, dedicato a Mecenate, fu pubblicato nel 20; il secondo libro di 3 lettere, composto presumibilmente tra il 19 e il 13, fu raccolto dopo la sua morte. A conclusione di quest'ultimo, a se stante è l'Epistola ai Pisoni, detta comunemente Arte poetica.

Non compreso nelle raccolte citate è il Carmen saeculare, scritto per incarico di Augusto nel 17 con lo scopo di propiziare e ringraziare le divinità e destinato a essere cantato da due cori di 27 giovinetti e fanciulle per celebrare la conclusione dei ludi secolari.

Stile e temi

Orazio torna a usare lo stile discorsivo tipico dei Sermones; usa in prevalenza l'esametro e tratta temi più elevati fra i quali prevale quello moraleggiante, anche se alcune di queste Epistole possono sembrare niente più che lettere di amicizia. In corrispondenza di un atteggiamento di delusione e di stanchezza il poeta, che sente l'avvicinarsi della vecchiaia ed è più insofferente verso gli impegni della vita sociale, si ripiega sulle sue irrisolte inquietudini, rinuncia ai toni comici e talvolta aggressivi delle Satire e accentua invece i momenti pensosi e didascalici. Orazio vanta ora la propria autonomia di pensiero rispetto al dogmatismo delle scuole filosofiche: l'epicureismo gli sembra insufficiente e accoglie elementi del pensiero stoico. Le sue intenzioni didascaliche si accentuano nel II libro che comprende due lunghi componimenti ­ ad Augusto e a Gaio Floro ­ in cui sono trattati argomenti autobiografici e soprattutto letterari, con un confronto tra la poesia arcaica e quella moderna. A essi viene aggiunta la famosa Epistola ai Pisoni, sull'arte poetica.