La prosa: Svetonio, Floro, Frontone, Gellio

Gellio

Aulo Gellio nacque intorno al 130 probabilmente a Roma, dove studiò con i più celebri maestri del tempo, quali il grammatico Sulpicio Apollinare, i retori Tito Castrizio e Antonio Giuliano e il filosofo Favorino. Fu amico di Frontone di cui condivise le simpatie per la letteratura latina arcaica. Soggiornò ad Atene, dove conobbe il retore Erode Attico e il filosofo Tauro. A Roma intraprese la carriera di giudice, dedicandosi nel tempo libero agli studi. Incerta è la data della morte.

Scrisse le Noctes Atticae (Le notti attiche), in 20 libri, di cui sono andati perduti l'inizio della prefazione e il libro ottavo. Il titolo allude alle lunghe serate invernali trascorse in Attica riordinando l'immenso materiale raccolto. L'opera è, infatti, una miniera di notizie e di questioni tra le più disparate, che spaziano dal diritto alla filosofia, dalla storia all'arte, dalla geometria alla letteratura. Esse sono esposte senza alcun ordine: "Ho seguito l'ordine fortuito in cui si trovavano i miei appunti", scrive nel proemio l'autore. Gellio stesso dichiara anche di voler scrivere in una prosa non elaborata e senza pretese, ma il tono dell'esposizione è piacevole ed è ravvivato da dialoghi, incontri, episodi spesso immaginari. Sono soprattutto preziosi i cospicui frammenti di testi letterari greci e latini ­ che altrimenti sarebbero andati perduti ­ che Gellio ci ha trasmesso attraverso le numerose citazioni.