Dal puritanesimo all'illuminismo
Nei primi decenni del Settecento il puritanesimo perse di vigore e di compattezza per diversi motivi: l'autorità ecclesiastica, che fino ad allora aveva dominato la vita civile americana, si indebolì a favore di quella civile ed economica; di pari passo si stemperò progressivamente il rigore morale, che spesso si limitò a forme di bigottismo e superstizione; si impoverì la lingua e il dibattito culturale si arenò su un rigido formalismo condito di provincialismo. Il diffondersi dall'Europa della filosofia empirico-illuministica portò profondi mutamenti culturali. La ragione non era più vista solo come strumento, bensì come "fonte stessa della verità". A tale proposito, in quegli anni il pastore John Wise (1652-1725) scrisse che "rivelazione e ragione si posero parimenti come emanazioni della divina sapienza". Inoltre, i principi lockiani del patto sociale e dei "diritti naturali" favorivano sempre più l'idea di una conduzione "laica" del potere.
Il "grande risveglio": Jonathan Edwards
L'idea della "missione" particolare dell'America, ovvero la fondazione dell'agostiniana Città di Dio quale modello per la comunità cristiana, andava assumendo un concreto aspetto politico-istituzionale, ma la secolarizzazione dei concetti e dei termini già utilizzati dai puritani non poteva avvenire senza contrasti. Il great awakening (grande risveglio) scosse l'America fra il 1739 e il 1742 come un uragano: si trattò di un movimento di revivalismo religioso, fenomeno itinerante diffuso da alcuni predicatori, che esortavano a ritornare a una pienezza di fervore religioso, rivolgendosi direttamente alle masse. Il suo riaffiorare in vari luoghi fino all'indipendenza e oltre (la fine del secolo) testimoniò come fosse impossibile al razionalismo livellare alcune tenaci componenti americane. La figura più rappresentativa del Settecento americano, oltre a quella di Benjamin Franklin, personificazione della nuova America illuminista, fu quella del predicatore congregazionalista Jonathan Edwards (1703-1758), uomo di grande cultura, rappresentante eccellente dell'ortodossia calvinista, che tentò di riportare il puritanesimo allo zelo delle origini; il suo famoso sermone Sinners in the hands of an angry God (Peccatori nelle mani di un Dio irato) ribadiva alcuni aspetti della tradizione puritana. Nel contempo, egli era però proiettato verso Locke e Newton, sensibile al metodo della "ricerca sperimentale" e teso alla presentazione "sensibile" della realtà soprannaturale. Di grande interesse fu anche un'altra sua opera, Personal narrative (1740), ritratto del percorso spirituale-intellettuale dell'autore.