Jean-Jacques Rousseau
La vita e le opere
Jean-Jacques Rousseau (1712-1778), natura appassionata e spirito logico, ha dato vita a un ardito sistema filosofico-letterario-sociale animato da un fervido entusiasmo e volto verso il futuro.
L'infanzia e la giovinezza
Nato a Ginevra da una famiglia calvinista di modesti artigiani, ebbe il proprio destino affettivo segnato dalla scomparsa della madre, morta mettendolo al mondo. Venne allevato da un padre inconsolabile e appassionato, che lo circondò di tenere cure e lo iniziò in modo disordinato alla lettura. Nel 1722 il padre fu costretto a emigrare per una rissa. Lo zio affidò Jean-Jacques a un pastore perché lo educasse, quindi lo collocò a bottega presso un incisore. Finiti bruscamente gli anni dell'infanzia, sempre rievocati come epoca di felicità perduta, incapace di adattarsi alle asprezze della nuova vita, Rousseau fuggì da Ginevra e venne accolto ad Annecy da Madame de Warens, che lo convinse a convertirsi al cattolicesimo. Dopo un lungo periodo di vagabondaggio, poté finalmente stabilirsi nella casa di campagna di Mme de Warens, vicino a Chambéry, in Savoia. La loro relazione gli offrì alcuni anni di calma e serenità. Protetto dall'affetto della "Mamma" (come egli chiamava l'amante), a contatto con la natura, egli perfezionò la sua educazione e coltivò il suo interesse per la musica. La felicità finì con la comparsa di un rivale (1737), seguita nel 1740 dalla rottura definitiva. Dopo un impiego come precettore a Lione, Rousseau giunse a Parigi nel 1742, dove entrò in contatto con i philosophes e divenne amico di Diderot. Nel 1745 conobbe Thérèse Levasseur, una povera cameriera analfabeta, che gli fu compagna per tutta la vita e che sposò civilmente nel 1768. I loro cinque figli furono tutti abbandonati all'ospizio dei trovatelli.
La maturità e la solitudine
Incoraggiato da Diderot, nel 1750 partecipò al concorso bandito dall'Accademia di Digione e vinse il primo premio con il Discours sur les sciences et les arts (Discorso sulle scienze e sulle arti). Rousseau vi sosteneva la tesi, in netta antitesi con il proprio tempo, che le scienze e le arti avevano provocato la corruzione dell'uomo. Divenuto di colpo celebre, Rousseau visse con disagio e imbarazzo l'impatto con gli ambienti intellettuali e aristocratici della capitale, che lasciò nel 1756 per abitare all'Ermitage, ospite di Madame d'Épinay. Nella primavera dell'anno successivo si innamorò non corrisposto di Madame d'Houdetot. Nel 1759 si stabilì a Montmorency, ospite del maresciallo del Lussemburgo. Ormai negli anni della maturità, Rousseau pubblicò le sue opere più importanti: il Discours sur l'origine de l'inegalité parmi les hommes (Discorso sulle origini della disuguaglianza fra gli uomini, 1755); la Lettre à Voltaire sur la Providence (Lettera a Voltaire sulla Provvidenza, 1756); la Lettre à d'Alembert sur les spectacles (Lettera a d'Alembert sugli spettacoli, 1758); il romanzo Julie ou la nouvelle Héloïse (Giulia o la nuova Eloisa, 1761); Du contrat social ou Principes du droit politique (Contratto sociale o Principi del diritto politico, 1762); l'Émile ou De l'éducation (Emilio o Dell'educazione, 1762). Intanto le incomprensioni con i philosophes si aggravarono fino alla rottura insanabile con Voltaire, Diderot, d'Alembert, Helvétius e d'Holbach. Rousseau cominciò a sentirsi vittima di un mostruoso complotto. L'ordine di arresto (1762), emanato dal Parlamento di Parigi in seguito alla pubblicazione dell'Émile, confermò la sua crescente mania di persecuzione. Fuggì in Svizzera, dove scrisse le Lettres écrites de la montagne (Lettere dalla montagna, 1764). Ma nel 1765 "la lapidazione di Môtiers", una fitta sassaiola contro la sua abitazione, lo convinse ad accettare l'ospitalità offertagli da David Hume in Inghilterra, dove rimase fino al maggio 1767. La convivenza con il filosofo inglese fu disastrosa; Rousseau si sentì spiato e sospettò Hume di far parte del complotto contro di lui. Rientrò in Francia, malato, instabile, ossessionato dagli incubi. Nel 1770 lesse in pubblico alcuni brani della sua autobiografia inedita, le Confessions (Confessioni, 1782-89, postume). Tra il 1772 e il 1776 scrisse i dialoghi raccolti in Rousseau juge de Jean-Jacques (Rousseau giudice di Jean-Jacques, 1780-82 postumi) e decise di lasciare il manoscritto sull'altare di Nôtre-Dame, ma un cancello chiuso che gli impedì di raggiungere l'altare apparve alla sua mente allucinata come l'ennesimo sbarramento, la "gabbia" in cui i suoi nemici volevano rinchiuderlo. La sua ultima opera, le Rêveries du promeneur solitaire (Fantasticherie del passeggiatore solitario, 1776-78, 1782 postume), rimase incompiuta. Morì a Ermenonville.