Jean-Jacques Rousseau
Amore e virtù
La formazione calvinista di Rousseau si manifesta in modo esplicito nella Lettera a d'Alembert sugli spettacoli. Riprendendo la lunga tradizione che contrapponeva la virtuosa repubblica di Calvino alla corrotta Parigi, Rousseau si scaglia contro il teatro corruttore dei costumi, culmine dell'opacità, trionfo delle apparenze. Lo spettacolo è menzognero e seducente, quindi ingannevole; una società "trasparente" non ha bisogno di spettacoli. Anche il genere romanzesco non si sottrae ai fulmini di Rousseau, che lo giudica pericoloso e immorale e che, con sconcertante incuranza della contraddizione, ribadisce duramente la sua condanna nella prefazione al proprio romanzo, La nuova Eloisa. Si tratta di un romanzo epistolare lento ed enfatico; la prosa ha un andamento lirico e musicale, che riprende continuamente gli stessi temi con leggere variazioni. Rousseau vi tenta la difficile conciliazione tra passione e virtù, sogno individuale e felicità collettiva, conciliazione che passa, con la solita ambiguità, attraverso l'esaltazione dell'amore casto e della rinuncia al possesso fisico.