Le forze
Nella trattazione cinematica del moto non si pone il problema di stabilire perché i corpi si muovano e che cosa mantenga il loro stato di moto, una volta attuato, o sia in grado di arrestarli. Intuitivamente si sa che per muovere una bicicletta occorre esercitare uno sforzo sui pedali, per far rotolare una sfera su un piano orizzontale bisogna imprimerle una spinta ecc. In tutti i casi, per variare lo stato di moto o di quiete di un corpo occorre esercitare un'azione. Tutti i corpi sono sottoposti ad azioni di vario genere, che fanno sì, per esempio, che una barca galleggi sull'acqua, che la corrente scorra lungo un filo elettrico, che la Luna ruoti attorno alla Terra ecc. In fisica questo concetto è espresso attraverso una grandezza vettoriale, la forza, che rappresenta la causa che fa variare lo stato di quiete o di moto di un corpo.
Che la forza sia la causa esterna del moto dei corpi è un dato fondamentale della fisica, ma questo concetto è una conquista del pensiero scientifico moderno; infatti, prima di Galileo, la concezione aristotelica del mondo fisico prevedeva che il moto dei corpi fosse una loro caratteristica intrinseca. Con lo sviluppo della fisica postgalileiana lo studio delle forze come causa del moto divenne la base della dinamica.
Tutte le volte che un corpo è sottoposto a un'azione, varia la sua velocità, ma questo non significa che, se un corpo è fermo, non sia soggetto ad alcuna forza: infatti può anche essere soggetto a due o più forze che annullano a vicenda la propria azione. Le forze a cui è sottoposto un corpo possono dunque essere più di una, e i loro effetti si sommano. Poiché la forza è una grandezza vettoriale (caratterizzata da un verso, una direzione e un'intensità), la somma di più forze, detta risultante, sarà data dalle regole della somma tra vettori.