Wilhelm Dilthey
Wilhelm Dilthey (Biebrich, Renania, 1833 - Siusi, Bolzano, 1911), professore in diverse università della Germania, fonde in una sintesi originale, che ne fa il caposcuola dello storicismo tedesco, l'eredità del pensiero romantico-idealistico e della scuola storica. La sua opera rappresenta un prezioso contributo per un'ampia e approfondita storia dello spirito tedesco (L'analisi dell'uomo e l'intuizione della natura, 1894; Esperienza vissuta e poesia, 1895). Cosciente della carenza metodologica della storiografia tedesca, Dilthey si propone di elaborare una fondazione filosofica della conoscenza storica, realizzando per la storia, e in generale per le scienze dello spirito, quanto era stato fatto per le scienze della natura. Nella Introduzione alle scienze dello spirito (1833) offre gli elementi essenziali di questa "critica della ragione storica". Mentre nelle scienze naturali il rigore del metodo si fonda sulla distinzione fra il soggetto e l'oggetto della sua ricerca, il mondo della storia vive in quanto c'è un soggetto che lo pensa e lo ricostruisce, e questa operazione è possibile sulla base dell'affinità essenziale tra il soggetto e l'oggetto della storia, in quell'unità della vita che è data nell'"esperienza vissuta" (Erlebnis). La ricchezza del vasto mondo storico-sociale, in cui si condensa la determinazione concreta della storicità della vita dell'individuo, può essere colta da un comprendere di tipo psicologico-ermeneutico (cioè interpretativo) e non causale-esplicativo. Questa interpretazione si basa sulla connessione dinamica tra "esperienza vissuta", la sua "espressione" è l'"intendere", laddove la categoria delle scienze della natura è lo spiegare. Nelle opere Idee per una psicologia descrittiva e analitica (1894) e Sulla psicologia comparata. Contributi allo studio dell'individualità (1896) individua nella psicologia il fondamento delle scienze dello spirito. Nell'ultima fase della sua riflessione, l'interesse per la psicologia è ripreso e approfondito in quello per l'ermeneutica, o arte dell'interpretazione, applicabile non solo al significato dei testi storici in senso stretto, ma all'intero universo umano (Le origini dell'ermeneutica, 1900). Egli infine perviene alla formulazione di una filosofia che indaga lo strutturarsi delle differenti "visioni del mondo" nel loro contesto storico, senza però giungere a esiti relativistici, perché l'evoluzione dei significati e dei valori coincide con l'oggettiva crescita delle esperienze spirituali dell'umanità.