Georg Simmel
Il filosofo e sociologo tedesco Georg Simmel (Berlino 1858 - Strasburgo 1918) percorre una carriera universitaria sempre osteggiata per le sue origini ebraiche e per la natura del suo pensiero, asistematico e difficilmente circoscrivibile a una sola disciplina. Nella Filosofia del denaro (1900) applica il principio secondo cui ogni fenomeno può essere definito e acquistare significato solo per mezzo della rete delle sue interazioni con gli altri fenomeni. Il denaro assume una funzione privilegiata nella descrizione della realtà perché è per suo mezzo che uomini e cose entrano in rapporto tra loro. Non solo gli oggetti sono ridotti a merci, ma anche i valori umani: il denaro domina sulla vita sociale, la quantità sulla qualità. Questo è anche il processo di trasformazione sociale verso la modernità, un processo che non ha senso voler ribaltare.
Per Simmel il divenire storico è divenire dello spirito nel flusso continuo della vita. Le forme storiche sono però cristallizzazioni della vita fluente e quindi sue manifestazioni essenzialmente insufficienti. La vita esige forma per manifestarsi, ma insieme è anche un costante superamento della forma: si esprime solo nella forma, ma non può esaurirsi nella forma. È in questo senso che nell'Intuizione della vita (1918) Simmel definisce la vita "più che vita": la sua essenza è di trascendere se stessa. Ciò implica che in filosofia non esistono verità assolute, perché la vita stessa di volta in volta crea e distrugge la verità in cui si esprime.
La categoria sociologica fondamentale è per Simmel quella di "forma", infatti egli è considerato il fondatore della cosiddetta sociologia formale, che si occupa di quelle relazioni e quelle condizioni all'interno dei gruppi umani che manifestano un'uguaglianza formale costante attraverso tutti i mutamenti del divenire storico. Tali forme invarianti del divenire non coincidono con strutture o comportamenti sociali, ma con la stessa predisposizione dell'uomo a stabilire con gli altri uomini delle relazioni sociali, cioè ciò che Simmel chiama "sociabilità".