Jeremy Bentham
Il giurista e uomo politico inglese Jeremy Bentham (Londra 1748-1832) propugna ampie riforme politiche e sociali. Per fondare teoricamente la sua azione politica elabora una teoria del linguaggio, ispirata a Locke, volta a ridurre ogni discorso a termini che fanno riferimento a entità "reali", cioè fisicamente osservabili. In particolare il discorso su leggi e diritti è illusorio se non si rifà a espressioni verbali della volontà di legislatori riconosciuti. Sulla base di questa teoria del linguaggio Bentham formula una "scienza della legislazione" basata su due principi fondamentali: il "principio di utilità", che è il principio normativo fondamentale; il "principio della preferenza per se stessi", che è la generalizzazione fondamentale sulla natura umana. Il principio di utilità (poi chiamato "principio della massima felicità del maggior numero" e infine "principio della massima felicità") è la base dell'utilitarismo, in cui la morale diventa una sorta di "calcolo del piacere e del dolore" (un'analisi concreta dei vantaggi che gli individui possono ottenere seguendo o non seguendo determinate regole) e prescinde da qualunque determinazione in senso altruistico o egoistico della natura morale dell'uomo: il termine "utilità" designa il rapporto fra un'azione, o una regola, e le sue conseguenze, intese in termini di somme di quantità di felicità, cioè di piacere.
L'opera postuma Deontologia o scienza della moralità (1834) è rivolta a elaborare un'etica, chiamata deontologia, distinta dal diritto in quanto si occupa della vita privata. Lo scopo ultimo di questa scienza non è diverso da quello della scienza della legislazione: motivare comportamenti che producano la massima felicità nella collettività. La differenza sta nel fatto che, in luogo dell'intervento sugli interessi privati con la minaccia della punizione giuridica, la deontologia vuole suscitare motivazioni basate sull'interesse privato.