Tommaso d'Aquino
Nasce a Roccasecca, presso Aquino (Frosinone), intorno al 1221, studia filosofia a Napoli, dove entra nell'ordine domenicano; completa gli studi di teologia a Parigi, alla scuola di Alberto Magno, che segue poi a Colonia. Maestro di teologia a Parigi e a Napoli, diviene reggente dello studio teologico pontificio a Roma. Muore nell'abbazia di Fossanova, presso Terracina, nel 1274. Scrive numerose opere: di carattere teologico sono la Summa contra Gentiles, la grande Summa theologiae, le raccolte di Quaestiones disputatae; di natura filosofica sono invece i Commentari alle principali opere di Aristotele, di Dionigi Areopagita, di Severino Boezio, dell'anonimo autore arabo del Libro delle cause, oltre ad alcuni Opuscola (De ente et essentia, De unitate intellectus contra Averroistas, De substantiis separatis).
Il rapporto fra la ragione e la rivelazione
Tommaso ritiene che tra la ragione e la rivelazione non esista conflitto, poiché si tratta di due modalità di accesso alla verità, la quale è intrinsecamente una, come afferma in polemica con i sostenitori della "doppia verità". La filosofia possiede un'autonomia di oggetto e di metodo e deve esplorare in modo rigoroso l'universo fisico, la struttura dell'uomo e, al suo vertice metafisico, la totalità dell'essere e delle perfezioni trascendentali. L'oggetto della teologia, di cui Tommaso difende il carattere scientifico, è costituito dai contenuti specifici della rivelazione offerta all'uomo per supportarlo nella conoscenza di verità indispensabili per la sua completa realizzazione, ma irraggiungibili con la sola ragione.
Le prove dell'esistenza di Dio
Tommaso propone una dimostrazione dell'esistenza di Dio a posteriori, partendo da cinque vie (modalità) diverse del dato empirico, che rinviano, come condizione ultima della loro possibilità, alla necessità dell'esistenza di un Principio Primo.
Nella prima via si parte dal divenire delle cose sensibili per giungere all'esistenza di un Primo Motore immobile. La seconda via analizza i rapporti di causalità per arrivare a una Causa Prima. La terza via, sulla base del carattere di contingenza del mondo, giunge all'affermazione di un Essere necessario, anteriore a ogni essere possibile. La quarta via, considerando la distribuzione per gradi delle perfezioni più universali possedute dalle cose, conclude all'esistenza di un Essere perfettissimo, che è causa delle perfezioni parziali dei singoli enti. La quinta via, sulla base delle regolarità dei comportamenti degli agenti privi di conoscenza, riconosce l'esistenza di un Fine ultimo e unitario. Il primo essere così dimostrato, totalmente perfetto e sottratto ai limiti del contingente, corrisponde a ciò che filosofi e teologi chiamano Dio.
L'attributo divino più importante per Tommaso è quello dell'onnipotenza creatrice, che crea dal nulla tutti gli enti finiti, i quali, come risultato di un libero atto creativo, contraggono un intrinseco ordinamento a Dio come al proprio fine ultimo.
La teoria della conoscenza e l'antropologia
Tommaso accoglie da Aristotele l'istanza della teoria della conoscenza, secondo la quale tutti i concetti presenti nella mente dell'uomo derivano dall'esperienza sensibile, mediante un processo di astrazione, con cui l'intelletto umano libera le rappresentazioni degli oggetti dai riferimenti spazio-temporali. Dai concetti universali l'uomo può partire per costruire delle proposizioni che, sottomesse ai principi primi della conoscenza (in particolare al principio di non contraddizione), consentono di elaborare conclusioni scientifiche, nell'ottica della scienza deduttiva aristotelica. Sempre di provenienza aristotelica è la dottrina dell'anima umana come forma sostanziale del corpo: in quanto unica forma dell'uomo, l'anima intellettiva svolge anche le funzioni di forma vegetativa e sensitiva. Siccome dispone di operazioni a cui non partecipano i sensi (come l'autocoscienza e la conoscenza dell'universale), l'anima dell'uomo possiede un suo essere autonomo, per cui non deve necessariamente corrompersi con la corruzione del corpo. In questo modo l'aristotelismo viene accordato con la dottrina cristiana tradizionale dell'immortalità dell'anima, senza ammettere l'esistenza nell'anima di conoscenze provenienti direttamente dal divino, come aveva fatto Agostino con la teoria dell'illuminazione. L'aristotelismo di Tommaso tuttavia è rielaborato in modo personale e nel campo della metafisica accoglie importanti dottrine neoplatoniche, come quella della partecipazione dell'essere e quella dell'esistenza di una gerarchia nelle sostanze intellettive, costituenti il cosmo spirituale, o noetico, situato tra Dio e il mondo sensibile.
Etica e politica
Tommaso giudica incompleta l'etica di Aristotele, riproposta dai seguaci dell'aristotelismo radicale, che riconduce la felicità dell'uomo alla massima attivazione della conoscenza intellettiva. Questa attività intellettiva non può rappresentare il fine ultimo beatificante di tutti gli uomini, perché si tratta di una conoscenza astratta ed, essendo prerogativa dell'uomo composto di anima e corpo, cessa con la morte del corpo. Invece la vera felicità attinge il proprio oggetto in modo esaustivo e incessante ed è perciò appannaggio della vita eterna, attraverso la visione beatifica di Dio. L'impegno politico deve mirare alla costruzione di una pacifica convivenza tra gli uomini, perché tutti possano vivere in modo soddisfacente e ordinato la destinazione al fine ultimo ultraterreno. Per questo l'autorità politica è limitata dalla necessaria subordinazione delle finalità terrene alla vita eterna e deve sintonizzarsi con l'autorità religiosa.