L'agostinismo e Bonaventura da Bagnoregio
Nel sec. XIII in antitesi all'aristotelismo di Tommaso si pone l'agostinismo, che, sulla linea di pensiero di sant'Agostino, rimprovera ad Aristotele l'eternità del mondo, inconciliabile con il concetto biblico di creazione, e il riconoscimento di Dio solo come causa finale, e non come persona.
Bonaventura da Bagnoregio (circa 1217-1274), sommo esponente della scuola francescana, svolge un ruolo di primo piano in questa polemica. Studia all'università di Parigi sotto la guida di Alessandro di Hales e nel 1248 inizia l'insegnamento. Interviene contro il dilagante averroismo e spende gli ultimi suoi anni nella preparazione del concilio di Lione (1274) per promuovere l'unione con le Chiese ortodosse.
Il suo pensiero è caratterizzato da una profonda dimensione unitaria nella quale filosofia, teologia e mistica si trovano sistematicamente fuse. Riprendendo tematiche filosofiche e teologiche di Agostino e Anselmo d'Aosta, Bonaventura si inserisce nella tradizione del neoplatonismo cristiano. La sua speculazione è interamente volta alla ricerca costante di Dio, di cui il mondo è improntato secondo rinvii analogici che occorre decifrare nel loro graduale avvicinarsi alla realtà eterna. Qui si colloca il compito del viaggio mistico che porta a pienezza "l'itinerario della mente in Dio" (Itinerarium mentis in Deum, 1259), quell'itinerario che è reso possibile soltanto dall'originaria presenza illuminante di Dio nella stessa anima dell'uomo.