I principi primi e l'intelligenza suprema: Uno, Diade e Demiurgo
Le molteplici cose sensibili si possono spiegare solo riportandole all'unità di un'Idea corrispondente, che per partecipazione le fa essere appunto ciò che sono. Ma le Idee stesse sono molteplici, sia pure a un livello del tutto differente dalle cose sensibili; e per Platone il molteplice non spiega mai se stesso e ha bisogno perciò strutturalmente di essere riportato all'unità. Di conseguenza diventa necessaria quella teoria dei principi primi e supremi che Platone ha sviluppato nelle sue dottrine non scritte, ossia nella dimensione dell'oralità dialettica. I principi primi e supremi sono l'Uno (che coincide con il Bene) e la Diade indefinita di grande e piccolo. La Diade è principio di molteplicità: ciò da cui deriva la differente realtà delle cose e, a livello sensibile, il divenire, compreso il male. Di conseguenza tutta la realtà a tutti i livelli ha una struttura bipolare, ossia è una "mescolanza" di due principi, l'Uno e la Diade secondo giusta misura. Nel Filebo, l'Uno viene presentato nella sua funzione di limite e la Diade come illimite: l'essere è dunque un misto di limite e illimite. Le Idee sono tali da sempre e per sempre. Invece il mondo fisico in generale è tale solo per l'intervento di una causa efficiente, ossia dell'intelligenza suprema del Demiurgo, una figura mitologica che simbolizza la funzione razionale ordinatrice della realtà. In altri termini, il Demiurgo cerca di calare nella realtà fisica i modelli del mondo ideale, in funzione delle figure geometriche e dei numeri. Gli enti matematici sono perciò gli enti intermedi-mediatori che permettono all'intelligenza demiurgica di trasformare il principio caotico del mondo sensibile in cosmo ordinato; essi dispiegano l'unità nella molteplicità in funzione dei numeri e quindi producono ordine e portano all'essere tutte le cose come immagini dei modelli ideali. Siccome il Demiurgo è la migliore delle cause possibili, questo cosmo non può che essere il migliore possibile.