La filosofia come dottrina generale della conoscenza
In epoca moderna lo sviluppo delle scienze positive e i loro successi portano alla convinzione che il sapere si dà solo nel campo delle scienze particolari e, inevitabilmente, a una revisione del concetto di filosofia.
Così per Francesco Bacone il fine della scienza consiste infatti "nell'arricchire la vita umana di nuove scoperte e di nuovi poteri". Di conseguenza, pur distinguendosi dalle scienze particolari, la filosofia non ha altro obiettivo se non quello di incrementarne la capacità e il rigore: vale in tal senso come "madre delle altre scienze" con il compito di raccogliere "gli assiomi che non sono propri delle scienze particolari ma comuni a più scienze".
Non dissimile è la prospettiva del positivismo: in particolare A. Comte afferma che compito della filosofia è quello di scoprire le relazioni e il concatenamento fra le scienze e riassumere possibilmente tutti i loro principi particolari nel minimo numero di principi comuni.
Il neoempirismo, in modi diversi ma non dissimilmente, parla della filosofia come "scienza unificata", nel senso di combinare in un unico sistema gli esiti delle scienze particolari (O. Neurath), o come funzione unificante nel metodo delle scienze (B. Russell).
In altri autori contemporanei, come W.M. Wundt, E. Mach, W. Dilthey, la ricapitolazione operata dalla filosofia si traduce più marcatamente anche in una intuizione o visione del mondo con l'esigenza di interrogarsi sul valore, sul senso, sull'ultimo fondamento delle stesse scienze.
Questa ammissione sembra dar ragione alla critica di Hegel al concetto moderno di filosofia: il rinvio ai principi comuni delle scienze deve comunque sboccare nella ricerca dell'universale e, in definitiva, dell'assoluto fondamento dell'essere. La stessa considerazione potrebbe essere ripresa a riguardo di quelle prospettive, non lontane da quelle appena menzionate, che nella filosofia vedono una funzione critica del sapere, in definitiva una dottrina generale della conoscenza.
È il caso di J. Locke, che sottolinea come, alla base di ogni ricerca, debba porsi il problema delle "nostre capacità, per vedere quali oggetti il nostro intelletto fosse o non fosse in grado di trattare". Questa impostazione, attraverso D. Hume, passa nell'opera critica di I. Kant, per il quale compito fondamentale della filosofia resta appunto quello di indagare sulle possibilità e sui limiti di ogni sapere. Compito che viene ripreso, in seguito, dalle diverse scuole neocriticiste, in particolare dalle scuole di Baden (W. Windelband, H. Rickert) e di Marburgo (H. Cohen, P. Natorp, E. Cassirer) per le quali la filosofia deve valere appunto come teoria del sapere e delle nostre risorse conoscitive.