L'occupazione
Il termine “occupazione” si riferisce in generale all'utilizzazione di ogni tipo di fattore produttivo da parte del sistema economico, ma per lo più, quando si parla di occupazione e di disoccupazione, ci si riferisce all'impiego da parte del sistema del solo fattore lavoro.
•Il problema economico dell'occupazione
Il problema dell'occupazione sorge sia sul piano teorico sia su quello pratico e politico, esclusivamente nei termini del massimo possibile assorbimento di manodopera consentito dalla struttura del sistema. Si definisce piena occupazione la situazione caratterizzata dall'assenza di disoccupazione involontaria, in cui cioè al saggio corrente dei salari la domanda di lavoro eguagli l'offerta o la superi.
Una situazione siffatta ammette pertanto il sussistere di una certa disoccupazione sia frizionale (legata non tanto a fattori strutturali quanto a fattori di mobilità del lavoro), sia stagionale, ma esclude l'esistenza di ogni tipo di disoccupazione legata a fattori macroeconomici. In pratica piena occupazione non significa mai un'occupazione al 100%.
•Il tasso naturale di disoccupazione
L'esperienza empirica suggerisce che la disoccupazione in un sistema economico non raggiunge mai un livello zero. Piuttosto, il tasso di disoccupazione osservato sembra fluttuare intorno a un valore più stabile. Questo è il tasso naturale di disoccupazione.
Una situazione caratterizzata da disoccupazione involontaria superiore a questo livello, è evidentemente una situazione lontana dall'ottimo, in cui non tutti i mercati sono in equilibrio, le risorse umane restano inutilizzate, la produzione si mantiene al di sotto del livello che potrebbe raggiungere. In tali condizioni, è possibile che molti migliorino il loro benessere senza peggiorare quello di nessun altro.
Le implicazioni politiche di breve periodo di queste osservazioni saranno sviluppate in seguito.
•Il ruolo dei sindacati
Un filone particolarmente interessante di studi ha riguardato l'effetto sull'occupazione della presenza del sindacato. Secondo alcuni studiosi, il potere monopolistico esercitato dal sindacato aumenta la retribuzione reale dei lavoratori, ma così facendo crea disoccupazione. Si sono poi sviluppati modelli di bargaining in cui le decisioni sul salario e l'occupazione sono oggetto di contrattazione tra un monopolista (il sindacato dei lavoratori) e un monopsonista (l'organizzazione dei datori di lavoro).