Le norme e i principi che regolano il bilancio di esercizio
La correttezza e la veridicità delle informazioni contenute nel bilancio sono requisiti indispensabili. La gestione si nutre di informazioni sull'andamento passato e su quello previsto dell'impresa e, ovviamente, non ci può essere buona gestione senza buone informazioni. La buona salute delle imprese è importante non solo per i proprietari, i manager, i lavoratori, ma anche per una molteplicità di soggetti che con esse intrattengono rapporti giuridici: clienti, fornitori, banche, comunità locale, Stato. Per questo il contenuto del bilancio è regolato in ogni dettaglio dalla legge.
Il bilancio nel codice civile
Il bilancio d'esercizio è disciplinato in modo analitico dall'art. 2423 e segg. del codice civile. Le norme civilistiche sono volte a garantire l'informazione e la tutela di soggetti interni e esterni all'azienda. Scopo del bilancio è rappresentare in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria della società e il risultato economico dell'esercizio. Esso assolve, quindi, al precipuo compito di fornire informazioni sull'andamento della gestione e sugli aspetti economici e patrimoniali della vita societaria a un ampio spettro di soggetti che, a vario titolo, intrattengono rapporti giuridici con l'impresa. Clienti, fornitori, finanziatori, azionisti, investitori istituzionali, pubbliche autorità accedono per mezzo del bilancio all'informazione societaria indispensabile per la tutela dei propri diritti di credito e interessi patrimoniali.
A un interesse così diffuso all'informazione il legislatore ha accordato un'estesa protezione giuridica, regolamentando in modo organico e dettagliato il contenuto del bilancio, le modalità della sua formazione, i principi generali che sottendono a una corretta elaborazione, i criteri di valutazione da adottare.
Nell'attuale sistema normativo risulta notevolmente ridimensionata la possibilità che gli amministratori impieghino la discrezionalità, connessa agli inevitabili processi valutativi e di stima che portano alla redazione del bilancio per perseguire politiche di stabilizzazione degli utili e del dividendo o volte comunque ad alterare il risultato economico dell'esercizio, compromettendo l'obiettività del bilancio. Come abbiamo visto, ciascun documento contabile di cui il bilancio si compone ha la funzione di tradurre in dati quantitativi i risultati della gestione osservati da differenti angolazioni. Tramite il conto economico si perviene alla determinazione analitica del risultato economico. Lo stato patrimoniale fissa la consistenza del patrimonio a una certa data, coincidente con la chiusura dell'esercizio. Ad essi si aggiunge la nota integrativa che illustra i criteri di valutazione impiegati e le variazioni intervenute nella consistenza e nella composizione delle diverse poste di bilancio.
I principi di redazione del bilancio
Per ciò che riguarda la forma, gli artt. 2424 e 2425 cod. civ. dispongono che la redazione del bilancio sia conforme ad appositi schemi di classificazione delle voci, al fine di renderne più agevole l'interpretazione e la comparazione. Gli amministratori devono inoltre attenersi ai fondamentali principi di redazione, necessari affinché il bilancio rappresenti con chiarezza il quadro fedele (veritiero e corretto) della situazione economica e patrimoniale e che possono sintetizzarsi in: continuità della gestione, prudenza, competenza economica, costanza nell'applicazione dei criteri di valutazione, valutazione separata degli elementi patrimoniali, iscrizione dei soli utili realmente conseguiti. La statuizione di principi di redazione uniformi discende dalla necessità di regolamentare la situazione che si determina a causa dell'annualità del bilancio. Il principio della continuità della gestione impone agli amministratori di valutare l'impresa in attività secondo criteri di funzionamento e non di liquidazione o cessazione della stessa. Secondo il principio della prudenza non devono essere iscritti in bilancio gli utili attesi ma non ancora realizzati, mentre dovranno iscriversi tutte le perdite anche se presunte o probabili, di cui gli amministratori siano venuti a conoscenza dalla data della chiusura del bilancio a quella della sua redazione. In merito alla competenza, è richiesto che l'attribuzione dei ricavi e dei costi a un dato esercizio avvenga in base alla competenza economica, a prescindere dall'esercizio in cui si manifestano gli incassi e i pagamenti.
I criteri di valutazione
Per ciò che attiene i criteri di valutazione, questi non possono essere modificati da un esercizio all'altro, essendo la continuità una condizione necessaria per la corretta determinazione del risultato economico. I criteri da osservare nella valutazione, contenuti nell'art. 2426 cod. civ., sono essenzialmente riconducibili a quello del costo storico o d'acquisto per la generalità dei cespiti patrimoniali; il costo delle immobilizzazioni materiali e immateriali deve inoltre essere sistematicamente ammortizzato, mentre le immobilizzazioni finanziarie rappresentate da partecipazioni in imprese collegate o controllate possono valutarsi con il criterio del patrimonio netto. Anche nella valutazione dei lavori in corso su ordinazione è possibile derogare al criterio del costo, applicando quello della percentuale di completamento. I crediti devono iscriversi al valore presunto di realizzo. I titoli e le attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni sono iscritti al costo di acquisto, ovvero al prezzo di mercato se minore. Per la valutazione delle rimanenze sono ammessi i metodi del LIFO, del FIFO e del costo medio ponderato.
Valutazione delle rimanenze LIFO
Last In, First Out o, in sigla, LIFO, è la denominazione di uno dei principali metodi utilizzati per determinare il valore delle rimanenze. Secondo tale modalità di valutazione, in un dato arco temporale le ultime unità acquistate di un determinato bene (last in), sono le prime a essere prelevate dal magazzino e impiegate nella produzione (first out); ne consegue che ai beni giacenti in magazzino vengono attribuiti i prezzi di acquisto meno recenti, mentre le unità di bene impiegate nella produzione sono valorizzate al prezzo degli ultimi acquisti di scorte effettuati. L'utilizzo del metodo LIFO consente di far concorrere alla determinazione del reddito di esercizio il costo corrente delle materie prime e dei semilavorati. La valorizzazione della giacenza di magazzino può risultare invece sottovalutata, in specie in un contesto di prezzi crescenti.
Valutazione delle rimanenze FIFO
First In, First Out, in sigla FIFO, è un metodo alternativo al LIFO per determinare il valore delle rimanenze, in particolare di beni fungibili. Esso consiste nell'attribuire ai beni prelevati dal magazzino e impiegati nella produzione il costo dei beni acquistati in epoca meno recente, presupponendo che i primi "pezzi" entrati (first in) in magazzino siano i primi a uscire (first out). In una situazione caratterizzata da tensioni inflazionistiche, il metodo FIFO consente una valutazione delle scorte a prezzi correnti, poiché la giacenza di magazzino risulta valorizzata agli ultimi prezzi di acquisto, ma il costo delle materie prime e dei semilavorati che concorre alla determinazione del reddito d'esercizio può risultare non aderente alla reale evoluzione dei prezzi.