Il bilancio d'esercizio
Nella struttura del bilancio ciascun documento contabile di cui si compone ha la funzione di tradurre in dati quantitativi i risultati della gestione osservati da differenti angolazioni.
Il conto economico espone il complesso dei ricavi di competenza dell'esercizio e i correlati costi sostenuti per il loro conseguimento; l'esposizione delle voci è in forma scalare e prevede l'evidenziazione di risultati intermedi, che permettono di ricostruire la natura e le caratteristiche del processo di formazione del reddito. Per questa via si perviene alla determinazione analitica del risultato economico, sia esso positivo (utile) o negativo (perdita), attraverso una rappresentazione dinamica dei fatti economici rilevanti, intervenuti nel corso dell'esercizio.
Lo stato patrimoniale, che si articola in due sezioni contrapposte (attività e passività), fissa la consistenza del patrimonio a una certa data, coincidente con la chiusura dell'esercizio, illustrando, nella sezione delle attività, la composizione quantitativa e qualitativa del capitale impiegato, ovvero il valore monetario dei beni di proprietà dell'impresa, dei diritti di credito che essa vanta verso terzi e delle disponibilità in moneta che possiede. La sezione delle passività indica le fonti che hanno finanziato le attività, esponendo i debiti contratti dalla società verso terzi (capitale di terzi) e l'ammontare del capitale proprio o capitale netto, il quale indica il debito ideale della società verso i suoi stessi proprietari.
L'equazione di bilancio
L'identità contabile fondamentale dello stato patrimoniale stabilisce l'uguaglianza tra il totale delle attività e il totale delle passività più il capitale netto.
(1) Attività = Passività + Capitale netto.
Il capitale proprio o capitale netto risulta quindi pari alla differenza tra attività e passività:
Attività - Passività = Capitale netto.
L'equazione di bilancio (1) può essere interpretata dinamicamente sapendo che, nel corso della sua esistenza, l'azienda effettua scambi – acquisti e vendite – le cui conseguenze si riflettono sul reddito di esercizio. Se consideriamo la (1) una rappresentazione della situazione all'inizio dell'esercizio, possiamo trasformarla e renderla dinamica introducendo costi e ricavi generati dalle operazioni di scambio:
Attività + (costi – ricavi) = Passività + Capitale netto.
Alla fine del periodo, determinato il reddito, si ottiene anche la misura del capitale netto finale:
Attività = Passività + Capitale netto iniziale + Reddito
ossia
Attività = Passività + Capitale netto finale.
L'incremento (decremento) del patrimonio netto da un esercizio all'altro misura l'accresciuta (diminuita) ricchezza che la gestione ha prodotto, la cui titolarità è imputabile all'impresa stessa.
Ratei e risconti
Quella che precede è ovviamente una forte semplificazione. Nel conto economico non si trovano soltanto costi e ricavi di esercizio. Singole voci di competenza dell'esercizio, ma che alla data del bilancio non sono ancora stati rilevati dalla contabilità, sono di competenza del periodo di bilancio e dovranno quindi essere riferiti a tale periodo (ratei attivi e passivi). Altre voci si riferiscono a quote di competenza dell'esercizio successivo, già manifestatesi in variazioni numerarie (risconti attivi e passivi).
Gli ammortamenti
Una rettifica fondamentale affinché si pervenga a una corretta esposizione del risultato di esercizio è quella relativa agli ammortamenti delle immobilizzazioni. I fattori produttivi utilizzati dall'impresa nello svolgimento dell'attività appartengono a due differenti tipologie: quelli che esplicano la loro utilità nel corso dell'esercizio e quei fattori produttivi che invece hanno durata pluriennale, in quanto esplicano la loro utilità nella produzione di più prodotti, come per esempio macchinari, impianti e fabbricati destinati all'impresa.
Per i "fattori produttivi a utilità ripetuta", un'imputazione totale al singolo esercizio viola il principio della competenza economica. In ogni esercizio verrà quindi attribuita una quota del costo pluriennale delle immobilizzazioni al conto economico fino a che il bene risulti interamente ammortizzato. Il compito degli amministratori che redigono il bilancio è proprio quello di verificare che costi e ricavi siano effettivamente rilevati per competenza, affinché il bilancio rifletta il risultato effettivo del periodo.
Il rapporto tra conto economico e stato patrimoniale
Nello stato patrimoniale le attività sono costituite dal valore dei beni e dei diritti che risultano essere di proprietà dell'impresa nel momento in cui si procede alla determinazione del capitale.
In conformità con la norma civilistica le attività sono classificate in: crediti verso soci per versamenti ancora dovuti; immobilizzazioni (immateriali, materiali, finanziarie); attivo circolante (rimanenze, crediti, attività finanziarie, disponibilità liquide); ratei e risconti attivi.
Le passività esprimono i vincoli che gravano sul soggetto aziendale per debiti giuridicamente sorti o che si prevede sorgeranno in futuro, perché sono già maturati economicamente. La classificazione prevista per il passivo prescrive la distinta evidenziazione dei fondi per rischi e oneri, del trattamento di fine rapporto, dei debiti e dei ratei e risconti passivi.
La differenza tra attività e passività, che costituisce il capitale netto, esprime il valore della ricchezza aziendale al netto degli oneri e vincoli che gravano su di essa. La variazione dell'entità del patrimonio netto intervenuta da un esercizio all'altro misura il reddito prodotto dalla gestione ed esprime sinteticamente il medesimo valore che mediante il conto economico si determina in via analitica.