Morti maledette: i suicidi nel mondo della musica e dell'arte
La storia della musica e del cinema è costellata di tragiche morti per suicidio di personaggi molto noti e amati
A uno sguardo esterno superficiale, gli artisti appaiono come privilegiati. Perché sono dotati di un dono inestimabile, il talento, e perché hanno saputo nutrire quel dono con dedizione, esercizio, tecnica. Anche la fama di cui godono non può che destare un misto tra invidia e ammirazione: per chi fa una vita cosiddetta “normale”, è elettrizzante l’idea di vivere nel lusso e di essere riconosciuti per strada. Ma questa è solo una chiave di lettura, la più superficiale. Scavando un po’ più a fondo, si scopre che spesso l’arte scaturisce da un dolore profondo, talvolta impossibile da sopportare, come dimostrano le tante tragiche storie di artisti famosi morti suicidi.
Il club 27 nella musica
C’è un modo di dire che nella stampa musicale è ormai proverbiale: club 27. Si riferisce a quegli artisti internazionali accomunati dalla triste circostanza di essere morti giovanissimi, a 27 anni appunto. Se ne iniziò a parlare nel 1994, quando il frontman dei Nirvana Kurt Cobain, in seguito a un ricovero per overdose seguito da un tentativo di disintossicazione, venne ritrovato senza vita nella sua villa sul lago Washington.
All’epoca ci si accorse che l’età lo accomunava ad altri grandi nomi della musica: anche il fondatore dei Rolling Stones Brian Jones, la leggenda della chitarra Jimi Hendrix, la cantautrice Janis Joplin e il leader dei Doors Jim Morrison erano tutti stati trovati morti all’età di 27 anni, peraltro in un arco di tempo molto breve, tra il 1969 e il 1971.
Tutti avevano noti problemi di abuso di alcool e sostanze. Decenni dopo, nel 2011, al club 27 si aggiunse anche la talentuosa cantautrice britannica Amy Winehouse, anch’essa reduce da una storia di alcolismo e tossicodipendenza, trovata senza vita nel suo letto.
I cantanti italiani suicidi
Anche la storia della musica italiana è costellata da episodi tragici. Il simbolo è forse Luigi Tenco, suicidatosi nella notte tra il 26 e il 27 gennaio 1967 nella sua stanza dell’Hotel Savoy, dove soggiornava durante la partecipazione al Festival di Sanremo. Il brano “Ciao amore ciao”, che aveva presentato in coppia con la francese Dalida, era stato appena eliminato dalla competizione. All’epoca, il cantautore aveva appena 28 anni. Anche la stessa Dalila tentò di suicidarsi un mese dopo e alla fine ci riuscì nella notte tra il 2 e 3 maggio 1987.
Si parlò di suicidio anche in relazione alla morte di Mia Martini, sorella di Loredana Bertè e tra le protagoniste della musica italiana degli anni Settanta con capolavori come “Piccolo uomo”, “E non finisce mica il cielo” e “Minuetto”. Costretta a ritirarsi per qualche anno dalle scene in seguito a dicerie insensate sul suo conto, venne trovata morta nel suo appartamento nel maggio 1995: l’autopsia stabilì che la causa era un arresto cardiaco da overdose di stupefacenti.
Altri morti tragiche nella musica
In anni più recenti, ha destato grande emozione nei fan la scomparsa per suicidio di Chester Bennington, frontman dei Linkin Park, trovato senza vita nella sua casa in California la mattina del 20 luglio 2017. Aveva solo 41 anni, soffriva da tempo di depressione e aveva avuto un passato non facile, tra molestie sessuali e dipendenza da droghe pesanti.
Appena due mesi prima, il 18 maggio, si era tolto la vita anche l’amico Chris Cornell, una figura centrale per il movimento grunge degli anni Novanta, frontman prima dei Soundgarden e poi degli Audioslave. Di genere totalmente diverso la musica di Avicii, produttore, dj e compositore svedese, pluripremiato e scelto come collaboratore da musicisti del calibro di David Guetta e Chris Martin. Venne trovato suicida il 20 aprile 2018, all’età di 28 anni.
Attori che si sono suicidati
Episodi così drammatici caratterizzano anche la storia del cinema, oltre a quella della musica. Impossibile non pensare a Marilyn Monroe, la diva per antonomasia e prima vera sex symbol della storia moderna. La sua morte, avvenuta nella notte tra il 4 e il 5 agosto 1962, fu al centro di varie speculazioni: la causa ufficiale è comunque l’ingestione di una dose letale di barbiturici.
In tempi più recenti, tra le star cinematografiche e televisive che hanno scelto di togliersi la vita ci sono Jonathan Brandis, divenuto celebre come Bastian ne “La storia infinita 2” (morto nel 2003); Carlos Lopez Jr, che aveva recitato con Tom Cruise in “Barry Seal” (2018); il co-protagonista della serie tv “Glee” Mark Salling (2018); lo statunitense Johnny Lewis, noto per i suoi ruoli in “Nata per vincere”, “Aliens vs. Predator 2” e “Chiamata senza risposta” (2012).
Ma se c’è una morte che ha fatto calare un velo di sconcerto, è senza dubbio quella di Robin Williams, amatissimo per i suoi ruoli comici – da Mrs. Doubtfire a Patch Adams – come per quelli più intensi, come il professor John Keating ne “L'attimo fuggente” e Adrian Cronauer in “Good Morning, Vietnam”. Soffriva di una grave malattia degenerativa, mai diagnosticata, e si tolse la vita a 63 anni, l'11 agosto 2014.
Valentina Neri
Foto di apertura: Rama, CC BY-SA 2.0 FR, via Wikimedia Commons