Mia Martini, la voce di un’anima fragile

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Una voce straordinaria, un'enorme sensibilità. Scopriamo carriera e vita privata dell'indimenticabile Mia Martini.

La voce di Mia Martini – ma anche la sua vita, la sua tristezza e le sue disgrazie – l'hanno resa un'icona immortale della canzone italiana. Tuttavia, i suoi successi non le hanno sempre dato la felicità. La morte improvvisa ne ha spezzato per sempre sia il talento sia la ricerca di amore.

Chi era Mia Martini

Mia Martini, pseudonimo di Domenica Rita Adriana Bertè, nasce a Bagnara Calabra (Rc) il 20 settembre 1947. Amici e famigliari la chiamano Mimì.

Origini

Domenica è la seconda di quattro figlie: le sue sorelle sono Leda, Loredana (poi divenuta cantante), Olivia. La famiglia si trasferisce in provincia di Macerata per esigenze lavorative del padre Giuseppe. Per questo Mia Martini trascorre l'infanzia a Porto Recanati, mostrando grande interesse per il mondo della canzone italiana.

Il rapporto con il padre Giuseppe

Il rapporto tra Mia Martini e il padre Giuseppe non è sereno. Ma non lo è nemmeno con gli altri membri della famiglia. I coniugi litigano furiosamente. Il padre vuole un figlio maschio, ma questo non arriva. E, dopo la nascita di Olivia, lui va via di casa.

A Mia Martini rimproverava di non avere passione per le materie umanistiche, che lui insegna. Tuttavia, gli è molto legata e per tutta la vita cerca di mantenere un rapporto con lui. Alla scoperta della nuova vita del padre, Mimì si convince a interpretare il brano Padre davvero, che incrina i rapporti col genitore. Giuseppe Bertè morirà nell'ottobre 2017.

Mimì e Loredana Bertè

Mimì e Loredana Bertè vivono un legame molto intenso. Ancora oggi, dopo anni dalla sua morte, Loredana ripete in ogni intervista che la sorella le manca disperatamente. Tuttavia, anche tra le due ci sono stati alti e bassi. Il loro rapporto si è spento senza un chiarimento.

Carriera

La carriera di Mia Martini inizia nel 1962, quando convince la madre ad accompagnarla a Milano, in cerca di un'audizione nella speranza di ottenere un contratto discografico.

Gli esordi

Il provino con Carlo Alberto Rossi le apre la strada per il festival di Pesaro, a cui partecipa con il brano Ombrello Blu. L'anno dopo incide un 45 giri con il suo vero nome. Seguono una serie di brani che rimangono ai margini delle classifiche.

Trasferitasi a Roma con la madre e le sorelle, emerge formando un trio con Loredana e il suo amico Renato Fiacchini, che diventerà poi Renato Zero.

Il nome d'arte

Il nome d'arte Mia Martini nasce negli anni Settanta. Infatti, la cantante chiede di chiamarsi Mia, perché affine a Mimì, prendendo in prestito il nome della sua attrice preferita, Mia Farrow. Nel 1971, all'uscita di Padre davvero per la Rca, il nuovo nome d'arte compare sulla copertina del disco.

Il successo

L'incontro con l'avvocato Alberigo Crocetta spiana la strada del successo per Mia Martini. Lui è il produttore discografico e scopritore di talenti come Patty Pravo e Mal, nonché fondatore del Piper. È lui che decide di cambiare il nome di Mimì, associando il cognome Martini. Il riferimento al marchio di bevande alcoliche era voluto perché questa parola, insieme a spaghetti e pizza, era tra le più famose al mondo.

Dopo Padre davvero, mette a segno un altro grande colpo con Piccolo uomo, con cui Martini vince il suo primo Festivalbar. Ma i successi si moltiplicano e lei diventa famosissima.

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Le canzoni più belle di Mia Martini

Restano moltissime canzoni di Mia Martini: ecco le più belle.

Minuetto

Nel 1973 Franco Califano firma Minuetto, un brano che nell'estate del 1973 scala la classifica dei 45 giri più venduti in Italia e sbaraglia ogni concorrenza al Festivalbar. La partitura di Dario Baldan Bembo era complessa: una rivisitazione moderna di un minuetto classico. I versi di un ancora sconosciuto Califano, la trasformarono in una canzone d'amore disperato, in cui la donna è ripetutamente sedotta e abbandonata.

Almeno tu nell'universo

Almeno tu nell'universo è una canzone scritta da Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio nel 1972 ma pubblicata solo nel 1989 da Mia Martini. La cantante la presenta al Festival di Sanremo del 1989, ottenendo il premio della critica e un grande successo di pubblico, dopo un lungo periodo di ostracismo. La canzone parla delle incoerenze delle persone e dell'amore come unico punto fermo della vita.

Gli uomini non cambiano

Questo è il brano che Mia Martini porta al Festival di Sanremo nel 1992, scritto da Giancarlo Bigazzi, Marco Falagiani e Giuseppe "Beppe" Dat. In questa canzone c'è tutta l'amarezza di una donna tradita, che racconta della delusione delle relazioni uomo-donna, non solo in campo sentimentale, ma partendo prima di tutto da quello paterno.

La Nevicata del '56

Nel 1990 Mia Martini pubblica La Nevicata del '56, composta da Carla Vistarini e la musica di Luigi Lopez. È il brano con cui la cantante partecipa per la terza volta a Sanremo, vincendo nuovamente il premio della critica. La canzone rievoca un momento storico particolare, che ha colpito tutta l'Italia, intrecciando l'evento con i ricordi personali.

E non finisce mica il cielo

Questo brano è stato il primo con cui Mia Martini ha calcato il palco di Sanremo. È il 1982. Ivano Fossati lo scrive inizialmente per Mina, ma porta clamore su Mia Martini. Viene istituito un premio per lei, quello della critica, che vincerà molte altre volte. La canzone parla di quando finisce una storia d'amore. Anche se si soffre immensamente e si sente la mancanza della persona amata, in fondo la vita continua come sempre “e non finisce mica il cielo”.

I premi e i riconoscimenti

Tra i premi e i riconoscimenti conquistati da Mia Martini, i più importanti restano il primo, quello ricevuto al Festival di Bellaria del 1964, i due Festivalbar vinti nel 1972 e 1973. Seguono i tre premi della critica vinti a Sanremo nel 1982 con Minuetto, nel 1989 con Almeno tu nell'universo, e nel 1990 con La Nevicata del '56. Nel 1992 con Gli uomini non cambiano arriva seconda nella Categoria Campioni.

Il grande amore di Mimì: Ivano Fossati

Alla fine degli anni Settanta Mia Martini incontra il cantautore Ivano Fossati. Con lui, attraverso i brani Un uomo per me, Sentimento e Se finisse qui, inizia un sodalizio professionale e una storia d'amore decisivi per la sua carriera.

In un'intervista concessa a Ivana Zomparelli, Mia Martini definisce le basi del rapporto con Fossati come «sanguinolente e catastrofiche». Continua così: «Era geloso, dei dirigenti, dei musicisti, di tutti. Ma soprattutto era geloso di me come cantante. Diceva che mi voleva come donna, ma non era vero perché infatti non ha voluto nemmeno un figlio da me, e la prova d'amore era abbandonare del tutto anche la sola idea di cantare e distruggere completamente Mia Martini. Io ero combattuta, non riuscivo a farlo. Il fatto che ci fossero tutti quei debiti da pagare era il mio alibi per non smettere. Ma quando si è opposto violentemente alla collaborazione con Pino Daniele, alla quale tenevo moltissimo, per un album che dovevo fare, questa lotta tra me donna e Mia Martini è diventata una cosa feroce. E infatti quando sono andata in sala registrazione per incidere il disco, senza Pino Daniele, mi è andata via la voce. Mi sono ritrovata con le corde vocali imprigionate in una spessa membrana formata da noduli. Pare che sia una cosa rarissima. Ci sono voluti due interventi chirurgici. Sono stata muta un anno. E non si sapeva se sarei potuta tornare a cantare. Ho ricominciato, con fatica...»

Il ritiro dalle scene

Dopo il successo durante il Sanremo 1982 con E non finisce mica il cielo, scritta ancora da Fossati, nel 1983 Mia Martini decide di ritirarsi dalle scene. La decisione sembra scatenata da alcune dicerie nate circa dieci anni prima e divenute insistenti all'inizio degli anni Ottanta. Si pensa che Mia Martini porti sfortuna.

Di quel periodo, diceva: «La mia vita era diventata impossibile. Qualsiasi cosa facessi era destinata a non avere alcun riscontro e tutte le porte mi si chiudevano in faccia. C'era gente che aveva paura di me, che per esempio rifiutava di partecipare a manifestazioni nelle quali avrei dovuto esserci anch'io. Mi ricordo che un manager mi scongiurò di non partecipare a un festival, perché con me nessuna casa discografica avrebbe mandato i propri artisti. Eravamo ormai arrivati all'assurdo, per cui decisi di ritirarmi».

L'etichetta di "portatrice di sfortuna"

Ad affibbiarle l'etichetta di porta sfortuna è Fausto Paddeu, un impresario soprannominato Ciccio Piper. Dopo aver rifiutato un'esclusiva a vita, Mia Martini ha un incidente con il pulmino su cui viaggia col suo gruppo. Due ragazzi perdono la vita e Ciccio Piper la definì porta jella. A far girare ulteriormente la voce sono stati poi Patty Pravo e Fred Bongusto.

Come ha raccontato Mia Martini, «La delusione più cocente me la diede Gianni Boncompagni, un amico per l'appunto. Una volta fui ospite a Discoring, lui era il regista. Appena entrai in studio sentii Boncompagni che diceva alla troupe: ragazzi attenti, da adesso può succedere di tutto, salteranno i microfoni, ci sarà un black out».

La morte

Nel 1995 Mia Martini si prepara per partire nuovamente in tournée con Mimmo Cavallo e i suoi musicisti. Da anni soffre di un fibroma all'utero, ma non vuole sottoporsi all'urgente intervento, temendo cambiamenti nella sua voce. Pochi giorni prima della sua morte viene ricoverata d'urgenza per due volte, ad Acireale e a Bari. Ma anche l'entourage ignora i problemi di salute della cantante.

Il 14 maggio 1995, dopo alcuni giorni di irreperibilità, il manager e le forze dell'ordine irrompono nel suo appartamento di Cardano al Campo, in provincia di Varese, dove la cantante abitava per stare più vicina al padre, con cui si era riconciliata. L'intervento porta alla luce il corpo senza vita di Mia Martini, riverso sul letto, in pigiama, con le cuffie del walkman nelle orecchie e il braccio rivolto verso il telefono.

L'ipotesi del suicidio

La Procura di Busto Arsizio apre un'inchiesta e dispone l'autopsia, il cui referto stabilì che l'artista era morta nella notte tra l'11 ed il 12 maggio 1995, all'età di 47 anni, e indica come causa del decesso un arresto cardiaco da overdose di stupefacenti, nello specifico cocaina. Ma le sorelle hanno più volte smentito questa ricostruzione.

I dubbi di Loredana

Parlando della morte di sua sorella Mimì, Loredana Bertè ha sempre nutrito forti dubbi sulle cause del decesso. Racconta infatti di aver visto la sorella piena di lividi e di aver pensato che suo padre o qualcun altro fosse andato a picchiarla a casa sua. A questi dubbi ha ricongiunto anche la scelta fatta dal padre, di cremare il corpo di Mimì forse troppo in fretta.

Curiosità su Mia Martini

Tra le amicizie più curiose di Mia Martini c'è quella con Renato Zero. Negli anni Sessanta facevano parte dello stesso trio, con la sorella Loredana. Insieme inseguivano il sogno del successo. «Eravamo troppo spinti», ricorda Zero. Dopo il successo e la morte di Mia Martini, l'amicizia con Loredana si incrina per via di alcune canzoni. Anche a distanza di tantissimi anni, i rapporti tra i due non si sono mai ricuciti.

Stefania Leo

Foto: LaPresse