L'igiene
Gli antichi egizi avevano grande cura del loro aspetto ed erano consapevoli di dover mantenere la pelle sempre pulita. La cura e la pulizia quotidiane, che contribuivano all'igiene e alla salute personale, dunque, occupavano un ruolo rilevante nella società egizia, soprattutto nelle classi benestanti.
Gli egizi avevano l'abitudine di lavarsi almeno una volta al giorno e quando compivano lavori faticosi, si lavavano con maggior frequenza. Non si lavavano in acqua stagnante poiché c'era la probabilità che vi si annidassero chiocciole della specie Bulinus, le cui larve danneggiavano la pelle. Le mani venivano lavate soprattutto prima dei pasti e, talvolta, anche dopo. Era diffusa anche la consuetudine di asciugarsi la bocca e al mattino di lavarsi i denti con bicarbonato di sodio sciolto in acqua. In un documento appare scritto sen scem scem, che vuol dire "pulizia della bocca e dei denti". Anche la cura delle unghie e dei capelli rientrava nella pulizia quotidiana.
La pratica del bagno appare documentata già nel Periodo Tinita ( 3065-2086 a.C.). I bagni abitualmente venivano fatti nel Nilo o negli stagni: l'acqua veniva prima raccolta in grandi recipienti profondi e larghi e poi versata sulle mani e su altre parti del corpo. Esisteva anche una specie di doccia, costituita da un setaccio o un cesto, attraverso il quale veniva filtrata l'acqua. Le case dei nobili disponevano di un bagno, così come alcune abitazioni di lavoratori. Nelle case della colonia di Kahun il bagno si trovava accanto alle camere da letto. A Tell el-Amarna, nelle dimore dei funzionari, una parete separava il bagno dai servizi igienici. Nel palazzo reale, poi, si potevano trovare delle vere e proprie camere da bagno ed esisteva anche il titolo di "capo della camera da bagno". Tuttavia, non si hanno notizie dell'esistenza di bagni pubblici in Egitto.
La cosmesi era essenziale per l'igiene. Dato che non esisteva il sapone, per mantenere la pelle pulita e ammorbidire le zone da rasare, si usavano oli e unguenti. I fragranti oli, elaborati con grassi animali o vegetali, venivano sfregati sul corpo per contrastare l'odore della pelle. Il loro impiego era essenziale nella prevenzione degli effetti nocivi del sole o dei vento secco. Gli unguenti, tra l'altro, prevenivano l'insorgere dei dolori. Le persone benestanti avevano al loro servizio servi che gli versavano l'acqua sulle mani o su altre parti del corpo. Le classi agiate erano solite mantenere pulite le unghie dei piedi, che lavavano ogni giorno. Inoltre, tra la nobiltà era abitudine diffusa, sia per gli uomini sia per le donne, anche la manicure delle mani e dei piedi. Per tagliarsi le unghie e liberarsi dei calli, gli egizi ricorrevano a delle sottili strisce di metallo o ardesia.
Il lavaggio rituale
Il tempio era un luogo sacro e, pertanto, i sacerdoti dovevano togliersi le scarpe prima di entrare per non introdurvi le impurità del mondo esterno. Anche nelle cerimonie rituali si doveva procedere scalzi. I sacerdoti avevano grande cura della loro igiene. Secondo Erodoto, «i sacerdoti si radevano il corpo tutti i giorni, in modo tale da essere privi della presenza di pidocchi o di altre impurità, nel momento in cui effettuavano i riti». Le acque del lago sacro del tempio non solo pulivano il corpo, ma purificavano anche "l'anima". Nel rilievo dell'immagine, un uomo porta in una mano i sandali del faraone, e nell'altra un recipiente con dell'acqua. Le iscrizioni che lo accompagnano gli attribuiscono il titolo posseduto: egli è il "portasandali del re". Dato il contesto rituale (davanti a lui il faraone Narmer avrebbe compiuto un sacrificio), a nessuno è permesso di calzare le scarpe.
Un oggetto da toletta molto diffuso era lo specchio, adoperato soprattutto dalle donne. Gli specchi erano costituiti da dischi metallici, in genere di bronzo, perfettamente lisci. Oltre ad assumere una valenza di rigenerazione e di vita, la forma circolare, la brillantezza e il potere di riflettere le immagini, indussero gli Egizi ad associare lo specchio al sole. Pertanto, i motivi decorativi dei manici spesso ne sottolineano il carattere religioso.
Nell'antico Egitto il lavaggio periodico dei capelli costituiva una pratica di igiene personale piuttosto importante. Gli egizi soffrivano già di problemi legati alla caduta dei capelli; tuttavia le soluzioni per favorirne la crescita erano numerose. Esisteva una formula che aveva il potere di rigenerare i capelli, e consisteva nell'affidarsi alle proprietà curative dei semi di fenugreek o del grasso di leone. Nel caso in cui, invece, i capelli apparivano grigi o bianchi, era possibile recuperare la loro naturale brillantezza usando sangue di mucca nera bollito in olio, grasso di serpenti neri e uova di corvo. Gli uomini si radevano la barba utilizzando dei rasoi, mentre per la depilazione si faceva ricorso ad attrezzi simili alle nostre pinzette. La cosmesi costituiva una parte importante della pulizia quotidiana: strofinarsi il corpo con unguenti era una pratica igienica comune. Le donne erano solite truccarsi il viso, abitudine che contribuiva a migliorare il loro aspetto. Inoltre, dipingersi le palpebre e le ciglia possedeva un potere curativo, in quanto costituiva una difesa contro le malattie oculari. È noto, tra l'altro, che gli egizi conoscevano anche i tatuaggi; la testimonianza più remota risale al Medio Regno (2040-1786 a.C.).
Anche oggetti di uso domestico, come questa cassetta di legno per la toletta, potevano far parte del corredo funerario. Le nobildonne avevano l'abitudine di portare con sé numerosi articoli per il maquillage e la cosmesi, come la cassetta raffigurata nell'immagine a destra. In essa venivano custoditi piccoli recipienti per il kohol o unguenti, pinzette e altri attrezzi con i quali venivano applicati i trucchi per gli occhi e altri prodotti di cosmesi per il corpo. Spesso, accanto a questi oggetti per la toletta vi erano ornamenti personali, come questi scarabei, che svolgevano una funzione scaramantica: proteggevano, infatti, il loro proprietario da ogni tipo di maleficio, allontanando i demoni in grado di colpire i punti vulnerabili del corpo. Già a partire dal Periodo Predinastico, gli egizi facevano uso di pettini. Generalmente, erano di osso o di legno, materiali, peraltro, usati anche nei periodi successivi.