I riti dell'amore

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La lirica del Nuovo Regno riflette l'interesse degli egizi per i temi amorosi. Le rappresentazioni artistiche mostrano le relazioni della coppia in modo simbolico, anche se i disegni degli ostraka e dei graffiti raffigurano l'atto sessuale in maniera realistica.

Gli egizi manifestarono grande interesse per l'amore. Durante il Nuovo Regno (1552-1069 a.C.) la lirica amorosa divenne un genere letterario indipendente. I poemi esprimevano i sentimenti d'amore comuni a tutti gli amanti di qualsiasi epoca: la felicità e il piacere, ma anche le sofferenze e le difficoltà che generava l'amore e la sua conseguenza più grave, la gelosia.
La descrizione della bellezza fisica e spirituale degli amanti mostrava il desiderio che nasceva tra gli innamorati. Come sappiamo dalle ricette presenti sui papiri medico-magici, donne e uomini ricorrevano alla magia per far sì che la persona amata ricambiasse il loro sentimento. In Egitto l'omosessualità era considerata un peccato. In un passaggio del Libro dei Morti, il defunto spera che venga tenuto in conto il fatto che in tutta la sua vita egli si sia astenuto dal commettere atti omosessuali. La relazione omoseesuale più eclatante fu quella del faraone Neferkare che amava il generale Sisene.

L'arte egizia rappresentava con grande naturalezza la sessualità femminile; non si può dire lo stesso di quella maschile. Tuttavia, va precisato che nei templi e nelle tombe, l'atto sessuale non veniva raffigurato. Solo partendo dallo studio di diversi elementi simbolici, presenti in alcune scene di caccia e pesca (i fiori o i pesci, laddove questi ultimi rappresentano chiari riferimenti fallici), appare possibile intravvedere alcune allusioni alla sfera sessuale. La pratica amorosa raffigurata nella sua forma più realistica ricorreva invece di frequente nei graffiti e negli ostraka realizzati dagli operai dei villaggi degli artigiani, come Deir el-Medina, oppure anche sugli amuleti propiziatori, di cui disponevano sia gli uomini sia le donne allo scopo di potenziare la sessualità e la fecondità. Gli amuleti femminili si moltiplicarono nella Bassa Epoca e durante l'epoca greco-romana, anche se non sempre con fini riproduttivi; a volte, infatti, l'unico scopo era quello di soddisfare il desiderio sessuale. Era il caso di due "deviazioni": la necrofilia e la zoofilia. È noto, attraverso le testimonianze di Erodoto, che gli addetti all'imbalsamazione davano sfogo alle loro necessità approfittando dei corpi di defunte giovani e belle; e al fine di evitare questo contatto carnale con i cadaveri, i familiari lasciavano trascorrere alcuni giorni prima di portare la defunta all'imbalsamazione. Diversi racconti narrano le relazioni di uomini e donne con animali; un'invettiva recitava: «Che un asino abbia rapporti sessuali con tua moglie!».

La letteratura parlava della parrucca come di un ornamento che stimolava la passione, e l'espressione "ponte della parrucca" era in relazione con l'atto sessuale. Anche la musica aveva una certa rilevanza nella pratica sessuale. Le relazioni amorose in ambito divino venivano rappresentate in modo simbolico. La nascita di un erede, seguita alla relazione tra la divinità e la regina, veniva illustrata con l'immagine della coppia seduta sul letto e il dio che toccava il simbolo della vita mostrato dalla regina. Un'eccezione è rappresentata dalla scena del coito, in cui i protagonisti sono la dea del cielo Nut e il dio della terra Geb, che appaiono raffigurati nel momento in cui stanno per concepire le due grandi coppie divine: Iside-Osiride e Seth-Nefti. Anche la coppia Iside-Osiride è un caso particolare, che potrebbe essere considerato, da un punto di vista moderno, un esempio di necrofilia, in quanto Iside aveva relazioni sessuali con il corpo inerte di Osiride. Il frutto di questa relazione "innaturale" e incestuosa fu Horo. Gli dei non venivano rappresentati nudi se non in casi particolari, come quello di Min e Amon-Min, connessi con la fecondità.

In una grotta di Deir el-Bahri furono rinvenuti alcuni graffiti, nei quali erano raffigurati esseri umani che praticavano atti sessuali. Le rappresentazioni, piuttosto realistiche, erano accompagnate da lunghi testi scritti in ieratico accompagnati da provocanti commentari inerenti alle fantasie erotiche. Gli amuleti con scene di coito o con uomini provvisti di un organo sessuale di notevoli dimensioni sono esemplari di scarsa qualità artistica, poiché avevano solo uno scopo: proteggere la sessualità, la fertilità e la virilità del possessore.
Gli amuleti avevano una stretta relazione con la magia; anche i rimedi contro l'impotenza erano accompagnati da formule magiche. Nell'idioma egizio l'organo sessuale maschile veniva indicato con una grande varietà di nomi e di aggettivi, come potente, bello e virile. Nei geroglifici, il pene, con i testicoli, veniva frequentemente disegnato come un ideogramma o fonogramma, ma anche come determinativo in diverse parole ("toro", "asino", "maschio", "marito", "copula"). Il linguaggio erotico era ricco di espressioni, che vanno dallo stile diretto di narrazioni mitologiche fino ad arrivare ai doppi sensi dei poemi amorosi. Si conoscono oltre venti termini per dire "coito"; il più usato nei testi giuridici era nek, che equivarrebbe al nostro "copulare"; in ambito letterario, invece, venivano usate parole come benben, con cui si intendeva "compiere l'atto sessuale".

I documenti di Deir el-Medina parlano di infedeltà, violenze, divorzi, aborti e dell'esistenza di donne che si facevano pagare per le loro prestazioni sessuali. Sembra che le prostitute, largamente documentate dalle fonti letterarie, fossero ben collocate all'interno del villaggio. È noto che esistevano donne denominate "le altre", che non erano sposate e non avevano figli. In alcune località del Vicino Oriente, si realizzava l'atto sessuale nei templi attraverso l'istituzione della "prostituta sacra". Ma in Egitto, i sacerdoti praticavano una purificazione rituale che includeva la depilazione completa, il lavaggio del corpo diverse volte al giorno e l'astensione dalle pratiche sessuali mentre esercitavano le loro funzioni. Erodoto narra che i maschi dovevano lavarsi dopo aver compiuto l'atto sessuale se volevano entrare in un tempio. Da ciò si deduce che l'attività erotica era relegata all'ambito del focolare domestico, in quanto era considerata come qualcosa di intimo e privato.