Il trucco
Truccarsi era un'abitudine molto radicata. A tale scopo, nel Periodo Predinastico si mescolavano rossetti con oli o grassi, utilizzando fondamentalmente due pigmenti.
La malachite verde del Sinai fu usata per il trucco (udkhu) fino alla metà dell'Antico Regno; poi fu sostituita dalla galena nera (mesdemet), oggi chiamata kohl, di cui esistevano giacimenti vicino ad Assuan e sulle coste del Mar Rosso. Questi pigmenti venivano mescolati in acqua fino a formare un impasto. È probabile che queste usanze avessero anche un significato religioso o simbolico. Nelle liste di offerte dell'Antico Regno, questi due pigmenti sono menzionati, insieme ai sette oli sacri, come sostanze indispensabili per l'aldilà. In ogni caso, servivano da disinfettante naturale: avevano la proprietà di allontanare gli insetti e proteggevano gli occhi dai raggi del sole.
Le donne si dipingevano le unghie, le palme delle mani e anche i capelli con un pigmento ocra-rossiccio estratto dalle foglie di ligustro. Il trucco sulle labbra e sulle guance non era molto diffuso, ma truccarsi gli occhi era invece un'attività comune a tutte le donne egizie, che si scurivano le sopracciglia, le palpebre e le ciglia con l'aiuto di bastoncini o cucchiaini. Il trucco degli occhi aveva anche una funzione curativa. Il colore si applicava con bastoncini dagli angoli esterni delle sopracciglia verso i lobi delle orecchie. Come ombretto si utilizzava la polvere nera estratta dalla galena (kohl). Questa sostanza proteggeva gli occhi dalla luce e dagli insetti. Nei ritratti dei defunti si applicava del colore sulle guance, affinché i morti somigliassero di più ai vivi. Dai documenti risulta che gli specchi esistevano già dall'Antico Regno: si trattava di specchi di metallo, finemente lucidati, di forma rotonda che presentavano graziose decorazioni, specialmente sui manici, anche se alcuni recavano incisioni sulla superficie piatta.