sensibilità (fotocinematografia)
facoltà di un materiale fotografico di registrare un'immagine. Essa è tanto maggiore quanto minore è l'intensità dell'illuminamento necessario per registrare l'immagine e quanto più breve è la durata dell'esposizione. Si misura con metodi standardizzati e viene espressa con un indice in base al quale si determina l'esposizione da effettuare per un dato illuminamento del soggetto (vedi sensitometria). Si chiama sensibilità cromatica la distribuzione della sensibilità in funzione della lunghezza d'onda della radiazione incidente. I materiali fotografici al bromuro d'argento, detti non sensibilizzati cromaticamente, possiedono una sensibilità cromatica estesa dall'ultravioletto fino a ca. 500 nm, con un massimo a ca. 450 nm, questo è infatti lo spettro di assorbimento del bromuro d'argento. Il tedesco H. W. Vogel nel 1884 scoprì la possibilità di estendere la sensibilità cromatica naturale del bromuro d'argento verso le grandi lunghezze d'onda per mezzo di coloranti (sensibilizzatori) adsorbiti sulla superficie dei microcristalli di alogenuro. Le emulsioni con sensibilità cromatica estesa fino alla zona del verde si dicono ortocromatiche, quelle in grado di registrare tutti i colori fino al rosso si dicono pancromatiche. Con opportuni sensibilizzatori cromatici è possibile estendere la sensibilità cromatica fino all'infrarosso vicino. I materiali sensibili, sia in bianco e nero sia a colori, possiedono una sensibilità cromatica ben definita, per cui la resa dei toni di colore dipende dalla composizione spettrale della luce e cioè dalla sua temperatura di colore. Ciò è particolarmente importante nella fotografia a colori, dove l'impiego di una luce non adatta alla sensibilità cromatica del materiale provoca l'insorgere di dominanti colorate. Per determinare la sensibilità cromatica dei materiali fotografici si fa riferimento a condizioni di illuminazione standardizzate, dette luce artificiale e luce diurna. La luce artificiale è quella emessa da lampade a filamento di tungsteno survoltate, con temperatura di colore di 3200 K e, più raramente, 3400 K. La luce diurna è una miscela di luce proveniente direttamente dal Sole e di luce diffusa proveniente dal cielo. La sua temperatura di colore è compresa tra ca. 2000 K al tramonto e ca. 30.000 K quando proviene esclusivamente dal cielo a nord. La luce diurna cui si fa riferimento per la taratura dei materiali fotografici ha una temperatura di colore compresa tra i 5400 e i 5900 K. Quando la temperatura di colore della luce non si adatta alla taratura del materiale fotografico oppure quando si voglia alterare la resa cromatica si utilizzano dei filtri.