semiòtica
IndiceLessico
sf. [sec. XX; variante di semeiotica, per influsso dell'ingl. semiotic].
1) In medicina, sinonimo meno comune di semeiotica.
2) Scienza dei segni. Gli studi di semiotica hanno avuto un forte impulso soprattutto in ambiente francese, e per questa ragione in Italia si è a lungo usato il termine "semiologia", da "sémiologie". Nel tempo, lo sviluppo degli studi ha imposto "semiologia" come nome della disciplina, mentre il termine semiotica, di matrice anglosassone, veniva sempre più spesso usato per nominare i sistemi significanti oggetto di studio. Oggi, pur permanendo parzialmente questa distinzione in ambiente accademico, il termine semiotica si è decisamente imposto come nome comune alla disciplina e ai suoi oggetti.
Cenni storici
Un interesse per le questioni teoriche relative ai segni, in quanto assimilabile alla filosofia del linguaggio, si può già notare nelle speculazioni dei filosofi greci (Platone, Aristotele, stoici) degli scolastici medievali e dei razionalisti ed empiristi dei sec. XVII e XVIII (scuola di Port-Royal, G. W. Leibniz, J. Locke), ma le basi più solide della semiotica furono poste soprattutto alla fine del sec. XIX dal filosofo pragmatista americano Ch. S. Peirce, il quale elaborò una complessa classificazione dei segni basata sul comportamento interpretativo (abito) da essi suscitato. La tripartizione cardine di questo sistema distingue tra icona (segno che ha un rapporto qualitativo con il suo oggetto, come un disegno), indice (che è in rapporto di contiguità con l'oggetto, come un'impronta) e simbolo (che ha un rapporto arbitrario, non motivato, con l'oggetto, come le parole). Nel 1923 fu pubblicata a Londra l'opera The Meaning of Meaning (Il significato del significato), di C. K. Ogden e I. A. Richards, che alcuni considerano come l'atto di nascita ufficiale di questa nuova scienza, sviluppatasi nell'ambiente del behaviorismo americano, con Ch. Morris, e in quello del positivismo logico del circolo di Vienna, con R. Carnap. Altro padre fondatore della semiotica è considerato F. de Saussure, che l'ha definita come “scienza che studia la vita dei segni nel quadro della vita sociale... Essa potrebbe dirci in che consistono i segni, quali leggi li regolano... La linguistica è solo una parte di questa scienza generale, le leggi scoperte dalla semiologia saranno applicabili alla linguistica e questa si troverà collegata a un dominio ben definito nell'insieme dei fatti umani”. Secondo una diversa prospettiva, il sistema linguistico può essere considerato come modello di ogni sistema significante. Osservava a questo proposito E. Benvenistehe “qualsiasi semiotica di un sistema non-linguistico deve servirsi del tramite della lingua, e quindi può esistere solo all'interno e per mezzo della semiotica della lingua”. Con lo sviluppo della disciplina, la semiotica ha parzialmente superato (senza peraltro dare una soluzione definitiva ai problemi da essa stessa suscitati) lo studio dei segni e dei codici, ed ha pressocché abbandonato il tentativo di ricostruire e modellizzare la semantica delle lingue naturali. Una prima ridefinizione dell'asse di interesse della semiotica è venuta dagli studi di R. Barthes, che ha esteso la ricerca a tutti i fatti significativi, cioè a tutte le forme di attività sociali che in qualche modo comportano una “significazione” (esemplare, a questo riguardo, è lo studio del sistema della moda). Il cambiamento di prospettiva, dalla lingua naturale a ogni forma di comunicazione umana, ha comportato lo sviluppo di teorie e metodi per una più generale semiotica del testo, che si applica non più all'analisi dei sistemi, o codici, quanto a quella dei processi che attualizzano i sistemi stessi. L'assunto comune a tutti gli studi di semiotica, infatti, è che ogni evento significativo, sia esso un racconto, un quadro, un'architettura, una cerimonia, un film, possa essere studiato in quanto testo, ossia in quanto processo dotato di senso, riconducibile a delle regolarità e, sulla base di queste, interpretabile. È possibile distinguere tra due approcci all'analisi dei testi, solo parzialmente sovrapponibili: l'uno di matrice strutturalista, il cui massimo esponente è stato A. J. Greimas, l'altro a carattere cognitivo-interpretativo, rappresentato in Italia soprattutto da U. Eco. L'approccio greimasiano deriva dall'analisi funzionale della fiaba condotta da V. J. Propp e dagli studi di etnologia di C. Levi-Strauss, la linguistica di R. Jakobson e di L. Hjelmslev; la sua prospettiva è "generativa", ossia dedicata alla ricostruzione del percorso di generazione del senso, e fornisce un metodo grazie al quale, a partire da un testo dato, di qualsiasi complessità e natura, si può risalire alla struttura narrativa più primitiva, sempre identificata con un predicato semplice (soggetto-congiunzione/disgiunzione-oggetto). Secondo il metodo greimasiano, è possibile ricondurre il senso all'articolazione di un valore, identificato secondo uno schema puramente logico-posizionale: il valore, e di conseguenza il senso, si definisce sulla base dell'investimento che il soggetto compie su di esso e in opposizione o in contraddizione con valori di segno opposto. L'approccio interpretativo, che si può far risalire agli studi di Peirce sulla natura dei segni, guarda al testo dal punto di vista del suo fruitore, e si interroga sul lavoro compiuto dall'interprete e sul tipo di competenza di cui questi deve essere fornito per poter comprendere il testo stesso. Secondo Eco il lettore modello, che non si identifica mai con un soggetto empirico, è definito dal testo stesso in quanto è il presupposto del suo corretto funzionamento. Gli studi di semiotica, oggi compresi per lo più sotto il nome di "semiotica del testo", guardano con sempre maggiore interesse ai problemi delle scienze cognitive, da un lato, e della filosofia del linguaggio, dall'altro, e sono un importante strumento di indagine sui problemi relativi alla comunicazione, dalla pubblicità alla psicologia, dai mass media all'intelligenza artificiale. In Italia è stato fondato un Centro internazionale di semiotica e di linguistica (con sede a Urbino) che organizza corsi e convegni annuali pubblicando documenti di lavoro; altro importante polo per lo studio della disciplina è la Scuola superiore di studi umanistici di Bologna, diretta da Eco.
Bibliografia
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