resìduo
Indiceagg. e sm. [sec. XIV; dal latino residŭus, da residēre, restare indietro].
1) Di ciò che rimane, che avanza dopo un certo uso o esperienza; resto: denaro residuo; il coraggio residuo; ci sono residui di caffè nel filtro; anche fig.: un residuo di dignità, di speranza.
2) In petrolchimica, residuo carbonioso, percentuale di sostanze asfaltiche contenute in un olio lubrificante; residuo di distillazione, insieme dei componenti indistillabili a una determinata temperatura.
3) Nella città di Firenze, ufficiali dei residui, quelli che erano preposti, con incarico straordinario, alla riscossione delle quote di tributi non pagati dai contribuenti.
4) Nelle aziende di erogazione, residuo di bilancio, le entrate e le spese previste in bilancio, accertate o impegnate, ma non riscosse o pagate entro il relativo anno finanziario; residui attivi, le entrate che al termine dell'esercizio non sono state riscosse o, se riscosse, non sono state ancora versate in cassa; residui passivi, le uscite non ordinate in pagamento o, se ordinate, non ancora pagate. Un eccesso di residui passivi è un indice della scarsa efficienza amministrativa di un ente.
5) In psicologia, ogni aspetto del comportamento derivato da un'esperienza precedente e rimasto al di fuori del contesto in cui è stato acquisito.
6) In audiometria tonale, campo di frequenze per il quale il soggetto ha una perdita uditiva nettamente minore rispetto a un altro campo di frequenze. Per esempio, nelle ipoacusie percettive i soggetti ipoacusici presentano generalmente un residuo alle basse frequenze.
7) In matematica, residuo di una funzione analitica. Il teorema dei residui di Cauchy per una funzione f(z), olomorfa in un dominioD, a meno di singolarità isolate, afferma che anche in questo caso vale il teorema fondamentale di Cauchy; è quindi un'estensione di questo teorema.