pirronismo
sm. [da Pirrone]. Indirizzo di pensiero che pone a suo fondamento l'insegnamento morale di Pirrone di Elide: nelle cose della natura non si notano differenze tra loro, perché si presentano tutte incerte e indiscernibili; nei loro confronti perciò è necessario rispondere con l'afasia, il rifiuto di pronunciarsi, in cui Pirrone ravvisava una delle condizioni essenziali per raggiungere l'assenza di turbamento (atarassia), il sottrarsi alle passioni culminante nell'indifferenza d'atteggiamento di fronte alle cose (adiaforia) e nell'annullamento di ogni emotività, desiderio e inclinazione (apatia). Il pirronismo non rifiuta di credere all'evidenza dei fenomeni, ma nega la possibilità di risalire a una realtà certa al di là delle apparenze: non solo la scienza è impossibile, ma occorre rifiutare ogni affermazione, potendosi opporre a ogni discorso un discorso contrario, e giungere alla sospensione del giudizio (epochè). Il fermarsi al dubbio, il ricercare ed esaminare senza mai trovare, meritò al pirronismo il nome di scetticismo. Ma la rinuncia alla scienza è per il pirronismo premessa di un completo rivolgersi al perfezionamento morale, a una vita saggia, moderata e felice, indifferente a ogni passione, incurante del timore e della morte. Più delle teorie sul dubbio sistematico, fu questo atteggiamento ascetico, in cui si rifletteva ancora l'esperienza della saggezza indiana, a esercitare il suo fascino sui discepoli di Pirrone, quali Filone di Atene, Nausifane di Teo, e soprattutto Timone di Fliunte, l'irriverente autore dei Silloi (Satire, contro i filosofi dogmatici). La scuola, nonostante i suoi influssi sull'indirizzo scettico della Nuova Accademia, si estinse presto, e solo nel sec. I a. C. fu richiamata in vita da Enesidemo. A questi scettici posteriori, tra cui importanti furono Agrippa e Sesto Empirico, è dovuta la ristrutturazione della tradizione pirroniana a “sistema” scettico, nonché l'elaborazione complessiva degli argomenti per la sospensione del giudizio. Al pirronismo si richiamarono, in tempi moderni, P. Bayle e G. E. Schulze.