Definizione

Sf. [sec. XVII; dal latino tardo mandibŭla, da mandĕre, masticare]. Parte ventrale dell'arcata mandibolare dei Vertebrati; nei Mammiferi costituisce l'impalcatura della parte inferiore, mobile, della bocca.

Anatomia: negli animali

La mandibola è costituita, nella maggioranza dei Vertebrati, da strutture sia dermiche sia endoscheletriche. Negli Elasmobranchi (Selaci e Olocefali) che rappresentano le forme più primitive dei Vertebrati Gnatostomi, la mandibola è costituita da un unico pezzo cartilagineo pari, detto cartilagine di Meckel. Quest'ultima si ritrova negli altri Vertebrati più progrediti in stadi precoci dello sviluppo embrionale e dà origine a pezzi scheletrici diversi che, unitamente ad altri formatisi non da cartilagini preesistenti ma direttamente dal tessuto connettivo, concorrono variamente alla costituzione della mandibola. Così negli Osteitti, Anfibi, Rettili, Uccelli la mandibola è formata dalle ossa dentali e articolari, derivanti dalle cartilagini di Meckel e da vari altri tessuti. Spesso le ossa dentali non si uniscono sulla linea mediale e possono essere collegate da un legamento elastico (per esempio Ofidi). In questi animali la mandibola si articola al cranio per mezzo dell'osso quadrato, con o senza interposizione dell'osso articolare. Nei Mammiferi la mandibola è data unicamente dalle ossa dentali che possono fondersi medialmente in un solo osso. La mandibola si articola direttamente sul cranio, sulla cavità glenoidea dell'osso squamoso, senza partecipazione dell'articolare e del quadrato che rimangono compresi nella cassa timpanica e costituiscono rispettivamente gli ossicini auditivi detti martello e incudine.

Anatomia umana

Nell'uomo è un osso unico impari e mediano, formato da una porzione orizzontale (corpo) ricurva, a forma di ferro di cavallo, con concavità volta posteriormente, e da due segmenti verticali, siti posteriormente (branche montanti). Il margine superiore del corpo presenta delle escavazioni (alveoli dentari) nelle quali si impiantano i denti; all'interno del tessuto osseo del corpo corre il canale dentale inferiore che si dirama poi in due altri canali, il mentoniero e l'incisivo. Le branche montanti terminano con due apofisi per ogni lato: una anteriore triangolare, detta coronoide, sulla quale si inserisce il muscolo temporale, una posteriore, detta condilo della mandibola, che si inserisce nella cavità glenoidea dell'osso temporale e forma l'articolazione temporo-mandibolare.

Antropologia

La struttura della mandibola ha una notevole importanza nell'interpretazione evolutiva degli Ominidi perché è strettamente legata alla trasformazione della faccia, alla forma dei denti e soprattutto all'apparato della fonazione; in particolare sono significativi la sua architettura generale e lo sviluppo della sua parte centrale. Nelle scimmie antropomorfe antiche la mandibola ha una forma a V con rami piuttosto divergenti posteriormente, tanto da formare, rispetto all'asse mediano, un angolo di ca. 10º; tale forma si conserva sia nel Sivapithecus sia nell'Australopithecusnei quali, però, l'angolo aumenta rispettivamente fino a 20º nei primi e a 30º nei secondi che presentano inoltre la parte anteriore tondeggiante (mandibola subparaboloide) e un accenno di struttura mentoniera. Nelle scimmie antropomorfe attuali, la mandibola ha forma tipicamente a U con rami laterali paralleli tanto da formare una sorta di “muso” in cui sono impiantati anteriormente dei grossi canini, separati dagli incisivi da un breve spazio (diastema), e posteriormente dei grandi premolari e molari adatti alla masticazione di vegetali anche duri. Al contrario, già in Homo habilis, la mandibola si caratterizza per la sua arcata paraboloide a curvatura costante e la presenza di una regione mentoniera seppur sfuggente; la dentatura, inoltre, è costituita da denti piccoli e regolari con canini non pronunciati e vicini agli incisivi (assenza del diastema); le due prominenze della cresta mandibolare centrale posteriore (toro superiore e inferiore), che irrobustiscono la mandibola favorendo una buona masticazione laterale, hanno pari sporgenza e già in Homo erectus forma e dimensioni tali da facilitare il libero movimento della lingua, essenziale per una corretta fonazione. Il mento, in particolare, è una formazione che manca in tutti gli altri Ominidi e si è andato sviluppando rapidamente grazie al regredire del processo alveolare, mentre il corpo mandibolare conservava la medesima lunghezza; già in Homo erectus su ciascun lato della sinfisi mentoniera sono presenti due piccole spine su cui si inseriscono i muscoli geno-glosso e geno-joideo che intervengono nell'apparato della fonazione per l'articolazione della parola. L'entità della protuberanza mentale si misura mediante l'angolo che una retta passante per il punto infradentale e la sinfisi mentoniera forma con il piano di appoggio della mandibola. Nell'uomo attuale il valore dell'angolo mentale, che è indipendente dal prognatismo e dalla profatnia, varia da un minimo di 67º, mento sporgente (Eschimesi, Lapponi, Svedesi), a oltre 71º (Sudanesi, Paleonegridi, Pigmoidi); nell'uomo di Neanderthal tale valore sale a 83-86º, mentre in Homo erectus supera i 100º e in Homo habilis raggiunge anche i 110º (mento fortemente sfuggente), caratteristica non rara anche nell'uomo attuale, indipendentemente dal tipo fisico. Un altro carattere importante è l'angolo mandibolare, definito come l'angolo che il piano di appoggio forma con il piano tangente ai margini posteriori dei rami ascendenti della mandibola; è un dato molto sensibile alle differenze di età, cosicché il suo valore risulta in generale maggiore nel bambino e nel vecchio. Il ramo ascendente può essere più o meno largo ed essere limitato da margini quasi paralleli oppure sagomati: sagomatura e strettezza presentano un certo dimorfismo sessuale (negli individui femminili il ramo è solitamente stretto e rettilineo, mentre negli individui di sesso maschile è largo e presenta una convessità più o meno accentuata sul bordo posteriore).

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