cartilàgine
sf. [sec. XIV; dal latino cartilago-gínis]. Tessuto biancastro, consistente ma elastico e flessibile, costituito da un particolare connettivo, nella cui sostanza intercellulare decorrono fibre collagene ed elastiche. Priva di nervi e vasi, è nutrita per diffusione da una membrana fibrosa (pericondrio) ben vascolarizzata, che di norma la circonda, tranne che sulle superfici articolari. La cartilagine costituisce nella vita endouterina lo scheletro embrionale, che viene poi sostituito da quello osseo (processo di ossificazione); cartilagini persistono anche nell'adulto solo in alcune regioni del corpo (superfici articolari, piastrone sterno-costale, laringe, trachea, bronchi, pinne nasali, padiglione auricolare, eccetera). La cartilagine ha diverse funzioni: di sostegno, di separazione tra cavità, di protezione, di articolazione, eccetera (cartilagine laringea, cartilagine del setto nasale, cartilagine costale, cartilagine articolare, eccetera). Le cartilagini sono classificate in quattro diversi tipi: cellulare (povera di sostanza fondamentale e ricca invece di grosse cellule), fibrosa (ricca di fibre collagene), ialina (priva di fibre elastiche e ricca di acqua), elastica (in cui abbondano le fibre elastiche). In seguito alla formazione di depositi di calcio la cartilagine può presentare una durezza superiore alla norma (cartilagine calcificata). cartilagine costale, tratto cartilagineo terminale delle coste, con cui esse si articolano allo sterno; cartilagine epifisaria, porzione di tessuto cartilagineo, che congiunge epifisi e diafisi nelle ossa lunghe di individui giovani, con funzione di accrescimento dell'osso in lunghezza; cartilagine di Mekel, abbozzo cartilagineo che compare nell'embrione umano nell'ultimo mese di vita endouterina e da cui deriva l'osso mandibolare; cartilagine di Morgagni o di Wisberg, noduli di tessuto cartilagineo presenti nello spessore delle pieghe dell'epiglottide nel laringe.