laburismo o laborismo

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sm. [sec. XX; dall'inglese labourism]. Movimento politico inglese di ispirazione socialista non marxista, che tende a esprimere sul piano della lotta partitica e parlamentare le istanze di riforma e di rinnovamento, avanzate dalle organizzazioni sindacali. La lunga lotta che il mondo del lavoro aveva dovuto compiere nel sec. XIX per emanciparsi dalle condizioni di sfruttamento, alle quali era costretto dall'accelerata crescita capitalistica inglese, non aveva dato vita a un'autonoma forza politica, ma aveva affiancato e appoggiato le iniziative sostenute prima dai radicali benthamiani, poi dai liberali progressisti di Gladstone. Gli ultimi anni del XIX sec. videro, però, un intenso diffondersi di gruppi, leghe e movimenti politici e sindacali, alcuni dei quali di ispirazione vagamente marxista. Nel 1893 J. K. Hardie fondò l'Independent Labour Party (Partito indipendente del lavoro), di ispirazione socialista. Il nuovo partito cercò con successo di orientare le organizzazioni sindacali inglesi verso una propria autonoma rappresentanza partitica, che cominciò a configurarsi con il Labour Representation Committee del 1900 e, sei anni dopo, a seguito del successo elettorale del 1906, con la fondazione del Labour Party (Partito laburista) in cui l'Independent Labour Party finì per confluire, pur mantenendo una posizione critica “da sinistra”, orientata sulla base dell'ideologia marxista. Fino alla prima guerra mondiale il Partito laburista, sotto la guida di R. MacDonald, rimase sostanzialmente un gruppo di appoggio dell'ala sinistra del Partito liberale; successivamente seppe aumentare la sua forza autonoma, tanto da ottenere una rappresentanza parlamentare, in grado di esprimere nel 1924 il primo governo laburista. Nel 1931 MacDonald uscì dal movimento, per dar vita al National Labour Party favorendo all'interno del laburismo un processo di dibattito e approfondimento teorico sui temi economici e politici della lotta alla crescente disoccupazione (anche per la crisi mondiale del 1929) e della strategia contro il pericolo fascista. Partecipe del governo di coalizione e di unità nazionale durante la guerra, con le elezioni dell'estate 1945 il laburismo ottenne un successo clamoroso quanto inaspettato: il suo programma, che prevedeva ampie nazionalizzazioni, insieme a un piano di ricostruzione e di più diffusa democrazia sociale, attirò i consensi di larghissimi strati popolari desiderosi di rinnovare le strutture di una società sconvolta dal conflitto. Sconfitti, però, alle elezioni del 1951, i laburisti poterono ritrovare la via del successo elettorale solo alla metà degli anni Sessanta. Nel 1976, in seguito alle dimissioni di H. Wilson, la direzione del Partito laburista passava a J. Callaghan e successivamente, nel 1980, a Michael Foot. Nel marzo del 1981 si costituiva ufficialmente il Social Democratic Party (S.D.P., Partito socialdemocratico), nato da una scissione del Partito laburista capeggiata da D. Owen, R. Jenkins, W. Rodgers e S. Williams. Dopo la sconfitta elettorale del 1983, leader del Partito laburista diventava il moderato Neil Kinnock. Questa nuova leadership faceva sperare in un recupero dell'elettorato laburista anche per l'affievolirsi del prestigio del Partito conservatore alla cui guida la forte personalità di M. Thatcher era stata sostituita nel 1990 da J. Major. Il Partito laburista, anche contro le previsioni generali che lo davano vittorioso, usciva però sconfitto dalle elezioni politiche del 1992. L'ennesimo rovescio elettorale determinava un avvicendamento ai vertici del partito, dove al dimissionario Kinnock succedeva J. Smith (1992). Costui dava nuovo smalto al partito, che, alle consultazioni europee (giugno 1994), conquistava 62 degli 87 seggi. Ma la prematura morte, avvenuta proprio a ridosso di quella consultazione, aveva impedito a Smith di cogliere il frutto del suo impegno e riapriva la corsa alla leadershipdel partito. Dopo una vasta consultazione, nella quale erano stati coinvolti milioni di militanti e simpatizzanti, la maggioranza del Partito laburista affidava le sorti del socialismo britannico ad A. C. Blair. Già messosi in luce per una grande carica innovativa, questi si metteva all'opera dando immediatamente l'impressione di poter finalmente organizzare la rivincita di un Labour uscito sconfitto dalle ultime quattro consultazioni politiche. Convinto che la possibilità di scalzare il predominio conservatore dovesse fondarsi sulla conquista di una parte del voto moderato, Blair avviava un profondo rinnovamento del partito (New Labour) e della sua proposta politica. Egli ribaltava, in tal modo, la vecchia impostazione statalista, inserendo nel suo programma una visione modernamente liberale sul modello clintoniano. Ciò creava inevitabili malumori nella sinistra interna, ma aveva, però, il merito di attrarre il consenso di consistenti settori del mondo moderato britannico. Consolidando il successo già registrato nelle elezioni europee, il cui risultato era però condizionato anche da elementi peculiari, il New Labour si avviava, così, a conquistare la vittoria nelle consultazioni amministrative del 1995 e in tutte quelle politiche parziali (1996-97) erodendo, fino ad annullarla, la maggioranza dei conservatori alla Camera dei Comuni. Una tale crescita di consensi, fondata sull'adesione dei ceti emergenti e sulla capacità di tranquillizzare il tradizionale elettorato moderato, aveva la sua logica conclusione nelle elezioni politiche del 1997 e del 2001, vinte dai laburisti con uno scarto considerevole nei confronti dei conservatori. Nelle elezioni europee del giugno 2004 i laburisti venivano sconfitti dai conservatori, mentre nelle legislative del maggio 2005 vincevano per la terza volta consecutiva, anche se le polemiche seguite al conflitto iracheno facevano perdere loro molti consensi. Nel settembre 2006 si svolgeva il congresso del Partito laburista nel quale Blair, pressato da sondaggi negativi e dalla crescente opposizione del partito alla sua politica estera, annunciava l'intenzione di ritirarsi, il che avveniva nel giugno 2007. Al suo posto veniva designato Gordon Brown. Alle amministrative del 2008 il partito laburista registrava un forte calo di consensi a vantaggio del Conservative party e dei liberaldemocratici. Alle elezioni del 2010 nessun partito riusciva ad ottenere la maggioranza assoluta; i laburisti perdevano il 6% dei voti e si formava un governo di coalizione composto da conservatori e liberaldemocratici guidato dal leader del Conservative party David Cameron. Il partito laburista andava invece all’opposizione. La sconfitta elettorale portava Gordon Brown a dimettersi dalla guida del partito, sostituito da Ed Miliband. Alle amministrative del 2011 i laburisti registravano una lieve ripresa. Alle politiche del 2015 i sondaggi davano un testa a testa tra laburisti e conservatori, ma alla fine questi ultimi ottenevano una schiacciante vittoria e i laburisti rimanevano all’opposizione. Dopo la nuova sconfitta elettorale, Ed Miliband si dimetteva e il partito indiceva le primarie che assegnavano la vittoria a Jeremy Corbyn. Corbyn imprimeva al partito laburista una decisa svolta verso sinistra, abbandonando definitivamente le posizioni centriste assunte al tempo della leadership di Gordon Brown. Alle locali del 2016 il partito recuperava consensi aggiudicandosi Londra, dove veniva eletto Sadiq Khan, Bristol e Liverpool; registrava invece un netto calo in Scozia. Nello stesso anno il Partito laborista si dichiarava contrario alla Brexit e in seguito all’esito del referendum che assegnava la vittoria ai favorevoli all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, Corbyn si dimetteva dalla guida del partito, ma veniva rieletto alle primarie successive. Alle elezioni politiche del 2017 i laburisti riguadagnavano terreno, ottenendo con il 40% dei voti il più grande successo elettorale dalle consultazioni del 2001, ma rimaneva all’opposizione. Nel febbraio 2019 otto deputati del partito laburista lasciavano il partito e davano vita a un nuovo gruppo parlamentare, chiamato Indipendent Group, al quale aderivano anche alcuni fuoriusciti del Conservative party. § Per i partiti laburisti di altri Paesi, vedi la voce socialista; per Israele, vedi Mapai.

Bibliografia

G. D. H. Cole, A History of the Labour Party from 1914, Londra, 1951; G. Tate, Storia del movimento operaio inglese, Roma, 1961; M. Beer, Storia del socialismo britannico, Firenze, 1964; E. Grendi, L'avvento del laburismo. Il movimento operaio inglese dal 1880 al 1920, Milano, 1964; E. Hobsbawn, Labouringuen. Before the Socialist-Studies in Labour, Londra, 1964; A. Thorpe, A history of the British labour Party, Palgrave macmillan, 2018; H.M. Drucker, Doctrine and ethos in the Labour Party, Taylor&Francis, 2020.

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