emmenagògo
agg. e sm. (pl. m. -ghi) [sec. XVIII; dal greco (tà) émmēna, mestrui+agōgós, che conduce]. Sostanza capace di promuovere il flusso mestruale o di aumentarne l'entità e la durata. In base al meccanismo d'azione gli emmenagoghi possono essere divisi in due gruppi: emmenagoghi ormonali ed emmenagoghi vasali. I primi (estrogeni, progestinici, gonadotropine ipofisarie, sostanze naturali presenti nelle piante quali edera, liquirizia, salvia, ecc.) agiscono con modalità diverse sulle ghiandole endocrine che regolano il ciclo mestruale. Gli emmenagoghi vasali provocano invece congestione e iperemia della mucosa uterina, per azione diretta sui vasi dell'utero o attraverso la sua innervazione vasomotrice. Tra gli emmenagoghi vasali vi sono i glucosidi antrachinonici, i purganti salini e glucoresinosi, la yoimbina, le droghe contenenti oli essenziali irritanti (prezzemolo, finocchio, rosmarino, sabina, zafferano, ecc.). Gli emmenagoghi vengono adoperati in medicina per combattere varie forme di amenorrea e di oligomenorrea. Talora vengono pure impiegati a scopo abortivo: in tale uso la loro efficacia è modesta, pur con l'impiego di dosi elevate che possono provocare gravi intossicazioni.