dissènso

sm. [sec. XVII; dal latino dissensus -us]. Mancanza di consenso, diversità di opinioni e di sentimenti, disapprovazione: manifestare il proprio dissenso. In particolare: A) divergenza su un elemento sostanziale di un contratto. Quando si rivela essa è causa di nullità del contratto per mancanza della necessaria volontà comune delle parti. B) Chiesa del dissenso, espressione coniata da alcuni studiosi e saggisti di storia religiosa in riferimento ai movimenti cattolici di contestazione della Chiesa istituzionale. § Nel linguaggio politico, disaccordo di pensiero e di opinioni all'interno di un gruppo o di una classe, inserito in un più ampio contesto sociale. Il dissenso può manifestarsi in modo aperto e attivo, per esempio nell'opposizione e nel conflitto diretto tra i vari gruppi, o al loro interno sotto forma di non collaborazione o di assenteismo passivo. Il dissenso costituisce in tal modo la base di una società continuamente in conflitto, non strutturata e non integrata. In senso più stretto il dissenso ha indicato i movimenti di opposizione interna ai regimi marxisti dell'Est europeo che si sono sviluppati a partire dagli anni Sessanta principalmente sui temi dei diritti civili e delle libertà politiche. Di questi movimenti, che hanno rappresentato sicuramente un momento importante di formazione di quella coscienza democratica che alla fine degli anni Ottanta ha investito l'Europa dell'Est sgretolandone il monolitismo comunista, ricordiamo alcuni tra i personaggi e le associazioni più significative: A. D. Sacharov, A. I. Solženicyn, R. A. Medvedev nell'URSS; J. Kuron, A. Michnik e L. Wałesa in Polonia; R. Havemann e W. Biermann nella Repubblica Democratica Tedesca; J. Hajek, V. Havel, J. Patočka e, più in generale, il gruppo di Charta 77 in Cecoslovacchia.

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