desinènza
sf. [sec. XVI; dal latino medievale desinentia, da desinĕre, terminare]. Elemento che si aggiunge alla parte finale di una parola per determinarne il valore grammaticale precisandone nei sostantivi, aggettivi e pronomi il numero, il genere e, nelle lingue flessive, anche il caso; nei verbi, il tempo, il modo, la persona. Nella flessione indeuropea si distinguono desinenze nominali, proprie dei nomi, e desinenze pronominali, proprie dei pronomi. Nella flessione verbale poi si distinguevano le desinenze primarie, proprie dei tempi principali (presente, futuro) e del modo congiuntivo, e le desinenze secondarie, proprie dei tempi storici (imperfetto, aoristo, piuccheperfetto) e del modo ottativo. Una forma priva di desinenza si chiama adesinenziale o con segno (desinenza) zero, e per ciò stesso si caratterizza morfologicamente rispetto ad altre forme dotate di desinenza: così il nominativo latino sol (sole) è adesinenziale e si distingue da tutte le altre forme che sono munite di desinenza (genitivosolis, dativosoli, ecc.).