coreano
Indiceagg. e sm.
1) Agg., della Corea: guerra coreana; colletto alla coreana, costituito da una piccola fascia di tessuto aderente al collo e con uno spacchetto davanti.
2) Sm., abitante o nativo della Corea. La lingua parlata in Corea. § In antropologia, i Coreani appartengono al tipo fisico mongoloide e derivano dall'incrocio fra Sinidi, Mongoli e Tungusi. La struttura sociale originaria era basata su clan patrilineari esogamici, nei quali era notevole l'autorità del patriarca. In origine animisti, subirono l'influenza della cultura cinese, sebbene notevole influsso eserciti ancora, nei villaggi isolati, lo sciamanismo; degli elementi tradizionali sopravvivono le capanne a pianta rettangolare a due spioventi con stufa interrata sotto il pavimento, l'abbigliamento costituito da tunica e pantaloni; i cappelli a larghe falde. § In linguistica, la lingua parlata nella penisola coreana (Corea del Nord e Corea del Sud compresa l'isola di Jeju; importanti comunità linguistiche coreane si trovano anche in Manciuria e in Giappone). Nel coreano, che è una lingua agglutinante, si possono distinguere due aree dialettali principali: quella settentrionale e quella meridionale, ciascuna delle quali comprende a sua volta varietà dialettali minori. Dopo un primo periodo in cui la lingua fu scritta in caratteri cinesi, verso la metà del sec. XV d. C., sotto il re Sejong, si elaborò un nuovo sistema alfabetico chiamato hunmin chogum, poi abbreviato in hangul, composto originariamente di 28 segni (oggi ne comprende 25). Molto complesso e ancora controverso è il problema dei rapporti del coreano con le altre lingue. Da una parte lo si è accostato al giapponese, dall'altra alle lingue del gruppo altaico e anche alle lingue paleosiberiane.
Bibliografia
H. G.-H. H. Underwood, An English-Korean Dictionary, Seoul, 1925; J. S. Gale, A Korean-English Dictionary, Seoul, 1931; Chang Hey-Lee, Practical Korean Grammar, Seattle, 1955; J. N. Mazur, Koreiskij jazyk, Mosca, 1960.