castrazióne
IndiceDescrizione generale
sf. [sec. XVI; da castrare]. Operazione e risultato del castrare. Ablazione chirurgica, o provocata da vicende traumatiche oppure da eventi patologici, di uno o entrambi i testicoli o delle ovaie. In soggetti di sesso maschile, se praticata prima della pubertà, la castrazione blocca lo sviluppo genitale e dei caratteri secondari (i maschi castrati sono spesso di alta statura, di struttura longilinea, con un carattere placido, alquanto effeminato e scarsamente resistenti allo sforzo); effettuata dopo la pubertà provoca spesso obesità e una parziale perdita di peli, baffi, barba. Alcuni dei caratteri secondari maschili tuttavia permangono se la castrazione viene compiuta dopo i 16 anni. Nella donna la castrazione comporta l'ablazione delle ovaie (ovariectomia). La castrazione chirurgica si attua in caso di gravi malattie (tumori, infiammazioni croniche degli organi genitali) o quando la produzione di ormoni sessuali può causare danno all'organismo (per esempio l'adenocarcinoma della mammella). § In psicanalisi, il complesso di castrazione è il timore, inconscio o rimosso dalla coscienza, di subire la castrazione. Tale situazione emotiva rappresenta un momento tipico dell'evoluzione della personalità infantile e si differenzia secondo che sia riferita al maschio o alla femmina. Nel maschio insorge con carattere punitivo nei confronti dei desideri incestuosi verso la madre, conduce al loro superamento e quindi alla risoluzione del complesso d'Edipo. Nella femmina si riferisce alla fantasia inconscia di aver posseduto l'organo sessuale maschile e di esserne stata privata come punizione per una colpa commessa.
Veterinaria
Si pratica la castrazione degli animali domestici sia per ragioni terapeutiche sia per ragioni economiche, cioè per favorire l'ingrasso, e rendere così più pregiate le carni (ovini, caprini, suini, volatili), oppure per rendere più docili gli animali da lavoro (bue, cavallo, asino). La castrazione, che impedisce le funzioni endocrine ed esocrine, può essere incruenta (schiacciamento del funicolo spermatico con apposite pinze, metodo applicabile solo ai maschi) o cruenta (asportazione di testicoli o di ovaie). Nelle femmine la castrazione viene eseguita quasi esclusivamente nei suini. Attualmente si sta facendo strada il concetto della castrazione chimico-biologica mediante l'uso di estrogeni influenti sugli organi genitali (maschile o femminile) fino a sopprimerne l'attività. Anche per gli uccelli si pratica la castrazione (accapponatura), con lo scopo esclusivamente economico di migliorare le carni di galli, anitre e oche e per avere piume di maggior valore commerciale dagli struzzi e dai fagiani.
Biologia
Castrazione parassitaria, distruzione delle gonadi da parte di parassiti in alcuni animali. Un tipico esempio di castrazione parassitaria si verifica nei granchi (Inachus, Eriphia, ecc.) parassitati da un crostaceo rizopode, la Sacculina carcini, che si sviluppa sotto l'addome. Se l'infestato è un maschio si nota l'azione femminilizzante esercitata dal parassita (cambiano infatti alcuni caratteri sessuali secondari, come la morfologia dell'addome e degli arti); se il parassita muore, il granchio rigenera le gonadi, ormai distrutte, ma di sesso opposto alle primitive. Un altro interessante caso di castrazione parassitaria, anche se in senso analogico, viene praticata dalla formica Teleutomyrmex schneideri, parassita della formica Tetramorium caespitum. La prima specie vive nei nidi della seconda, non produce una casta operaia e utilizza le operaie della specie parassitata, inibendone contemporaneamente la produzione di individui fertili con un meccanismo, probabilmente chimico, ancora sconosciuto.
Etologia
Gli effetti della castrazione sul comportamento sessuale sono piuttosto variabili, a seconda che gli animali vengano castrati prima o dopo l'età riproduttiva. Se prima, qualsiasi vertebrato (salvo eccezioni nei Primati) non sviluppa le caratteristiche sessuali secondarie e non mostra comportamento sessuale. Se dopo, in animali come il ratto la castrazione produce un rapido declino, fino alla totale scomparsa del comportamento sessuale. Ma nei Primati, incluso l'uomo, questo effetto è in genere minimo. Nel cane e nel gatto la regressione del comportamento sessuale è lentissima, dell'ordine di mesi o anni, e talvolta non è osservata. In tutti i Mammiferi, comunque, gli effetti della castrazione sono più marcati nelle femmine che nei maschi. Nei Mammiferi, la maggiore e minore dipendenza del comportamento sessuale dagli ormoni sessuali, la cui produzione viene in ogni caso soppressa con la castrazione, è correlata al grado di sviluppo degli emisferi cerebrali e quindi alla capacità di apprendimento. In alcuni casi, quindi, nel maschio dei Mammiferi, affinché si manifesti un comportamento sessuale normale, gli ormoni sono importanti solo per permettere la formazione dell'esperienza, ma questa, una volta immagazzinata nel sistema nervoso, può controllare il comportamento sessuale anche in assenza di ormoni. Castrazione psicologica, è la soppressione del comportamento sessuale in individui subordinati di gruppi fortemente gerarchizzati.
Etnologia e religione
Pratica seguita fin da tempi remoti per motivi non sempre chiari ma di norma a sfondo magico-rituale. Il caso più noto di castrazione per fini religiosi è quello dei sacerdoti della dea frigia Cibele, detti galli, che si castravano autoevirandosi nel corso di una cerimonia orgiastica. È una pratica che non trova riscontro fuori dell'area culturale dell'Asia Minore e della confinante Siria. In quest'area è attestata: per Efesodove sacerdoti eunuchi detti Megàbyzoi erano addetti al culto di Artemide; per Lagina (Caria) con eunuchi addetti al culto di una dea identificata dai Greci con la loro Ecate; per le divinità siriane Astarte di Hierapolis e Atargatis che, ugualmente, avevano al servizio sacerdoti castrati. Il senso della pratica è in una trasposizione su un piano mistico del soggetto, che rinunciava alla “normalità” umana in favore di un'anormalità extraumana, capace di metterlo in contatto col divino. Questa forma mistica di rinuncia (a cui si possono ridurre i pochissimi casi cristiani di autoevirazione: per esempio Origene) ha almeno tre radici fenomenologiche: il sacrificio di sé, mediante identificazione della personalità con la virilità; l'acquisizione di una condizione “femminile” che, insignificante nel contesto sociale normale, diventa significativa e “potente” sul piano dell'extranormale, come dimostrano gli sciamani e numerosi altri operatori sacrali che agiscono indossando indumenti femminili (anche i sacerdoti-eunuchi sopra menzionati portano vesti femminili); le mutilazioni rituali, generalmente con intervento sui genitali (anche con la castrazione parziale, limitata a un testicolo), che, presso molti popoli primitivi, segnano l'iniziazione a una nuova vita. La castrazione veniva praticata anche come punizione degli adulteri e dei sacrileghi sia in Egitto sia in India e sembra anche presso le genti preincaiche della costa peruviano-ecuadoriana. Inoltre era largamente diffusa fra varie genti africane del bacino del Nilo, del Kordofan, del Sudan occidentale, dell'Etiopia meridionale e fra i Boscimani.