Astarte
(ugaritico 'ttrt), divinità femminile siro-palestinese, attestata dalla prima metà del II millennio a. C. La corrispondenza etimologica con l'accadica Ishtar e con il sudarabico 'ttr mostra che Astarte discende dal comune fondo semitico, con oscillazioni relativamente alla definizione sessuale (la dea Ishtar è linguisticamente maschile, il sudarabico 'ttr è un dio), che a Ugarit è risolta con l'affiancamento di un dio 'ttr alla dea 'ttrt. Se a Ugarit il ruolo di Astarte è assai secondario, a motivo della preminenza di 'Anat (divinità dalle analoghe caratteristiche), in generale nella regione siro-palestinese Astarte è la principale divinità femminile, paredra del dio principale Ba'al, caratterizzata come dea dell'amore e della vita, strettamente connessa col ciclo vegetativo. Il suo culto penetrò anche in Egitto nel Nuovo Regno; dall'Egitto proviene un brano mitologico in cui si narra come Astarte venga abbandonata dal resto degli dei, quale offerta al dio del mare (ma sarà certo salvata da Ba'al nel prosieguo del mito, ora perduto). Nel I millennio a. C. il suo culto continua a essere assai diffuso non solo fra i Fenici, che lo introducono nel Mediterraneo centro-occidentale (dove è identificata con Era-Giunone, mentre in Oriente è identificata con Afrodite), ma anche in Palestina nonostante l'opposizione dello yahwismo ufficiale che, derivando da tradizioni pastorali, considerava come immorale e degenerato il suo culto agrario nel quale avevano grande parte sesso ed elementi di eccitazione (musica, bevande, ecc.). § Un'iconografia definita e stabile di Astarte non è nota; a Biblo viene raffigurata con i caratteri e la simbologia dell'egiziana Hathor; nella Fenicia meridionale è tipico delle sue raffigurazioni il trono affiancato dalle sfingi e sono comuni al suo culto i troni vuoti dell'arredo sacro fenicio. Si attribuiscono al suo ambiente cultuale le numerose figurine femminili frontali nude con le mani che premono i seni, obbedienti a una raffigurazione religiosa della fertilità.