astrolatrìa
sf. [sec. XIX; astro-+-latria]. Culto, adorazione degli astri. In varie religioni si riscontra il culto degli astri, soprattutto del Sole, della Luna e di alcune stelle. È da notare in ogni caso che gli astri non sono oggetto di culto come tali, ma in quanto manifestazioni di potenze divine. Le religioni in cui è maggiormente presente l'astrolatria sono: l'antica religione sumero-accadica (Shamash, dio del Sole; Sin, dio della Luna; Ishtar, dea della stella del mattino); la religione egizia (Amon, Aton, Râ, Osiride, dei del Sole; Iside, identificata con la stella Sirio); la religione azteca (in cui il culto più importante era quello del dio del Sole); infine, anche l'antica religione cinese (in cui è importante il dio del cielo Shang-ti). La religione greca risente, per l'astrolatria, dell'influenza babilonese, dandole però un maggior rigore logico attraverso la ricerca filosofica: la mistica pitagorica cerca l'armonia del mondo rendendone partecipi gli astri, Platone attribuisce natura divina alle stelle, il mondo ellenistico fa proliferare una copiosa letteratura magico-ermetica imbevuta di dottrine astrali; il tardo paganesimo concepisce addirittura tutta una teologia astrale, con all'apice il Sole, teofania dell'Essere Supremo.