Ìside
dea egiziana compresa nel gruppo delle nove divinità (enneade) del canone eliopolitano. La sua grandissima importanza nella religione dell'Egitto si giustifica sia con il modello di sposa (di Osiride) e di madre (di Horus) che essa propone, sia con le speranze escatologiche che suscita (secondo il mito ridà vita a Osiride, ucciso da Seth), e sia soprattutto con la connessione che il suo culto ha con l'istituto della regalità sacra che è l'elemento determinante e orientativo di tutta la cultura egiziana. Il simbolo più specifico della regalità era il “trono”. Come il “trono” fa il re, così Iside fa Horus, il dio con il quale s'identificava il faraone. Questo complesso di relazioni era variamente espresso tanto dal mito quanto dal culto e coinvolgeva le regalità a diversi livelli, dal cosmologico all'economico: Iside, madre e nutrice di Horus e del re, è anche una madre del grano e, perciò, nutrice del popolo egizio. Sotto tale aspetto Iside venne dai Greci identificata con la loro dea Demetra, almeno a partire da Erodoto. L'identificazione non muoveva soltanto dall'agricoltura come un campo d'azione comune alle due dee, ma anche dalle speranze escatologiche di cui si diceva sopra, e dal carattere formalmente iniziatico dei loro culti che i Greci, sul modello del culto demetriaco di Eleusi, erano portati a definire “misteri”. Tutto ciò fece sì che Iside sopravvivesse alla fine dello Stato egiziano, e venisse interpretata alla greca nel mondo culturale ellenistico. È proprio un greco, Plutarco, a fornirci distesamente il suo mito, astraendolo dalle realtà egiziane. Iside così, da salvatrice dell'Egitto (o dell'istituto della regalità), divenne una salvatrice assoluta. Il suo culto, sotto forma di misteri (misteri isiaci), si diffuse in tutto il mondo greco-romano. Iside finì per rappresentare sincretisticamente ogni altra dea mistica dell'antichità; divenne la personificazione del femminino universale e fu regina del mare, delle messi e dei morti. § Nell'arte egizia le raffigurazioni della dea sono piuttosto rare nella grande statuaria, abbondanti invece nella piccola bronzistica e nei rilievi. Il suo abito presenta sul petto un caratteristico nodo, il “nodo isiaco”, che si usava in Egitto nel sec. III a. C. e che divenne emblema della dea. Il culto di Iside si diffuse in epoca ellenistica e quindi nel mondo romano, con conseguenti figurazioni in sculture, rilievi, dipinti, monete e gemme.