Zorrilla y Moral, José

poeta e autore drammatico spagnolo (Valladolid 1817-Madrid 1893). È tra gli esponenti più rappresentativi del romanticismo iberico. Deciso a seguire la propria vocazione letteraria, abbandonò l'università (1836) e si stabilì a Madrid, dove si fece conoscere leggendo una composizione poetica al funerale di Larra (1837). Da allora collaborò ai periodici più importanti e strinse amicizia con gli scrittori Espronceda, Hartzenbusch, García Gutiérrez. A Parigi (1850-54) conobbe V. Hugo, George Sand, A. de Musset e Th. Gautier. Visse quindi in Messico (1855-67), dove godette della protezione dell'imperatore Massimiliano che lo nominò direttore del Teatro Nacional. Alla morte dell'imperatore tornò in Spagna (1867), accolto trionfalmente. Nel 1882 entrò nella Real Academia e nel 1889 fu incoronato poeta a Granada. Abile improvvisatore e scrittore fecondissimo, a volte alquanto superficiale, Zorrilla y Moral diede il meglio di sé nei drammi, specie nel Don Juan Tenorio (1844), ancora popolare in Spagna, nel quale Don Giovanni appare più vicino al personaggio di A. de Zamora che a quello vigoroso e intenso creato da Tirso de Molina. La novità più importante introdotta da Zorrilla y Moral è la redenzione finale di Don Giovanni attraverso l'amore (già presentita da Zamora). Oltre ad alcune commedie di cappa e spada, quali Ganar perdiendo (1839; Vincere perdendo), Cada cual con su razón (1839; Ciascuno con la propria ragione), La mejor razón, la espada (1843; La miglior ragione, la spada), e tragedie di tipo neoclassico come Sofronia (1843), La copa de marfil (1844; La coppa di avorio), Zorrilla y Moral diede al teatro opere di argomento storico-leggendario di abile struttura scenica: El zapatero y el rey (1840 e 1842; Il ciabattino e il re), su Pietro il Crudele; El puñal del godo (1843; Il pugnale del goto), che rievoca la leggenda di re Don Rodrigo; Sancho García (1844); Traidor, inconfieso y mártir (1848; Traditore, inconfesso e martire), giudicato da alcuni critici il suo migliore lavoro. In tutte queste opere Zorrilla y Moralrivela un sicuro istinto drammatico. “Poeta fantastico e leggendario”, come egli stesso si definì, Zorrilla y Moral lasciò moltissime poesie di carattere più drammatico-narrativo che lirico, nelle quali cantò l'amore, la patria, la religione: Poesías (1837), Flores perdidas (1843), Recuerdos y fantasías (1844), La flor de los recuerdos (1855-59), Album de un loco (1867; Album di un pazzo). Ma il genere che gli fu più congeniale è quello delle leyendas (leggende), composizioni romanzesche spesso derivate da fonti medievali, nelle quali rivive la poesia tradizionale del Romancero: A buen juez, mejor testigo (A buon giudice, miglior testimonio), El capitán Montoya, La pasionaria, La leyenda del Cid ecc. Alle leyendas si devono aggiungere i Cantos del trovador (1840-41) e le Vigilias del estío (1842; Vigilie dell'estate) che, pur essendo ispirate alla tradizione storica e letteraria spagnola, sono ricche di estro inventivo. Completano infine la produzione di Zorrilla y Moral il poema Granada (1852), in cui è cantata la conquista della città da parte dei Re cattolici, e l'interessante libro di memorie Recuerdos del tiempo viejo (1880-83).

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