Uzbekistan
Indice(Ŭzbekiston Respublikasi). Stato dell'Asia centrale (447.400 km²). Capitale: Taškent. Divisione amministrativa: province (12), repubblica autonoma (1). Popolazione: 27.313.700 ab. (stima 2008). Lingua: uzbeco (ufficiale), russo, tagico. Religione: musulmani 88%, non religiosi/atei 11%, ortodossi 1%. Unità monetaria: sum (al plurale sumy, 100 teen). Indice di sviluppo umano: 0,701 (119° posto). Confini: Kazakistan (N e N), Kirghizistan (E), Tagikistan (E), Afghanistan (SE), Turkmenistan (S) e lago d'Aral (NW). Membro di: CSI, EBRD, OCI, OCS, ONU e OSCE.
Uzbekistan. Cartina geografica.
Uzbekistan. Un momento della raccolta del cotone.
De Agostini Picture Library/Vendelin
Uzbekistan. Veduta della piazza Rigistan a Samarcanda.
De Agostini Picture Library/J. E. Schurr
Uzbekistan. Mausoleo di Gour Emir e tomba di Tamerlano.
De Agostini Picture Library/C. Sappa
Uzbekistan. La madrasa di Tala-kari a Samarcanda.
De Agostini Picture Library/C. Sappa
Uzbekistan. La moderna costruzione del Tapkent Hotel Uzbekistan.
De Agostini Picture Library/J. E. Schurr
Generalità
Situato nel cuore dell'Asia centrale, chiuso all'interno di una linea di confine tra le più tortuose della regione, l'Uzbekistan occupa la porzione superiore del corso del Syrdarīya e dell'Amudar'ja, dalle cui acque traggono la vita tutti i Paesi della regione, in larga parte caratterizzata da steppe, deserti e montagne. Il suo territorio è stato soggetto alle dominazioni di alcuni dei più grandi imperi asiatici: dagli Stati persiani come la Battriana, la Corasmia e la Sogdiana, al regno di Alessandro Magno che soggiornò a Samarcanda; dalle dinastie turche e arabe, ai persiani Samanidi, che resero la città di Buhara protagonista di una rinascita cultuale religiosa ed economica; o, ancora, al passaggio dei Ghaznavidi e dei Timuridi, al cui condottiero, Tamerlano, gli uzbechi moderni ancora guardano come modello culturale su cui fondare un'identità nazionale; fino alla lunga parentesi sovietica che ha preceduto la proclamazione dell'indipendenza. Nonostante l'impatto forzoso con la cultura dell'URSS, che ha imposto la collettivizzazione dell'agricoltura, decimato la classe politica e i suoi maggiori esponenti e ridisegnato più volte i confini secondo i propri interessi, rispetto agli Stati vicini ugualmente soggetti all'influenza russa, la popolazione uzbeca ha mantenuto più saldamente alcuni tratti propri, resistendo maggiormente al processo di russificazione messo in atto dall'impero di Mosca. Ma la trasformazione in Stato indipendente, avvenuta solo alla fine del XX secolo, non ha tuttavia portato a compimento il processo di democratizzazione che avrebbe dovuto procedere di pari passo. La nuova repubblica, formalmente democratica e laica, mostra ancora diversi segni di arretratezza e nasconde dietro la facciata istituzionale molte questioni irrisolte. Carcerazioni arbitrarie dei dissidenti politici, disparità di trattamento e di diritti tra uomini e donne, controllo dei mezzi di comunicazione, brogli elettorali sono solo alcuni degli aspetti che caratterizzano il regime politico del Paese ormai al governo ininterrottamente dallo scioglimento dell'URSS, di fronte al quale la risposta internazionale appare contrastante, divisa tra la condanna e la denuncia degli osservatori stranieri e l'appoggio che le grandi potenze, a partire dagli USA, ancora conferiscono allo Stato uzbeco, appoggio motivato dalle attrattive economiche e strategiche che l'Uzbekistan continua a suscitare per gli interessi occidentali.
Lo Stato
Già Repubblica federata nell'ambito dell'URSS, l'Uzbekistan è diventato indipendente dopo il suo dissolvimento, nel 1991. Secondo la Costituzione del 1992 (emendata nel 2002), l'Uzbekistan è una repubblica presidenziale; il presidente della Repubblica, che detiene ampi poteri di governo, è eletto a suffragio diretto per 7 anni; il potere legislativo è esercitato dal Parlamento, formato da due camere: il Senato (composto da 100 membri) e la Camera dei deputati (composta da 120 membri eletti con mandato quinquennale). Il potere esecutivo è esercitato dal primo ministro e dal Consiglio dei ministri nominati dal presidente previa approvazione della Camera dei deputati. Il sistema giudiziario si basa sul codice civile. Non è accettata la giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia. Nel Paese è in vigore la pena di morte. Il sistema di difesa dello Stato prevede due corpi (esercito e aviazione) e una guardia nazionale. Il servizio militare è obbligatorio a partire dai 18 anni d'età. La durata della leva è due anni. L'istruzione è gratuita e obbligatoria dai 7 anni ai 17 anni d'età. La scuola primaria ha una durata di 4 anni, la scuola secondaria è divisa invece in due cicli, della durata rispettivamente di 5 e 2 anni. Il livello di alfabetizzazione del Paese è molto alto, come in tutte le repubbliche ex sovietiche: nel 2003, il tasso di analfabetismo si attestava infatti all'1%. In Uzbekistan sono presenti numerosi centri in cui vengono impartiti gli insegnamenti superiori, tra cui si ricordano Kirguli (Istituto politecnico), Taškent (dove hanno sede tra le altre, l'Università nazionale dell'Uzbekistan e l'Università statale di economia), Samarcanda, Karši e Namangan. Numerose sono anche le scuole a carattere religioso e nella capitale è attiva, dal 1999, un'università islamica.
Territorio: geografia fisica
Il territorio ha forma irregolare e prevalentemente allungata in direzione NW-SE, spingendosi dalla regione desertica dell'Ustjurt al bacino di Fergana; in parte desertico a W (Kyzylkum) e interessato da alcune propaggini del Tian Shan a E, è attraversato dai fiume Syrdarīya e Amudar'ja, per un breve tratto, e dai loro affluenti Zeravšan, Čirčik e Angren, importanti ai fini dell'irrigazione. Nella parte nordoccidentale si trova il lago d'Aral, nel quale si getta l'Amudarja. Il clima è di tipo continentale con inverni freddi ed estati calde e lunghe; le temperature medie diurne vanno dai -6 ai 2 °C a gennaio e dai 26 ai 32 °C a luglio); le precipitazioni sono scarse.
Territorio: geografia umana
La popolazione è costituita prevalentemente da uzbechi (78,3%), ma sono presenti anche consistenti minoranze di Tagichi (4,7%), kazachi (4,1%), tatari (3,3%), russi (2,5%), e caralpachi (2,1%), oltre a coreani (0,9%), kirghisi (0,9%) ecc. Dopo l'indipendenza si è assistito a un aumento degli uzbechi e un calo negli altri gruppi, in particolare in quello russo. La densità è di 61 ab./km², ma la distribuzione non è omogenea: solo un quinto degli abitanti vive nell'area nordoccidentale (Repubblica autonoma dei Caracalpachi, Navoj, Horezm e Buhara) mentre la restante parte è concentrata nelle più piccole province sudorientali, le più popolose delle quali sono Samarcanda, Taškent e Fergana (ricca regione al confine con Tagikistan e Kirghizistan). Appena poco più di un terzo della popolazione vive in città: l'unico vero polo urbano è la capitale Taškent, il solo con più di un milione di ab.; altre grandi città sono Namangan, Andižan, sedi di industrie, e Samarcanda, l'antica capitale, importante centro storico e culturale del Paese. Gli altri capoluoghi di provincia non superano i 250.000 ab..
Territorio: ambiente
La maggior parte del territorio è ricoperto dalla tipica vegetazione dei deserti centro-asiatici, detta tugai, con cespugli ed erba, che ospita, il lupo, la volpe, la gazzella, l'antilope. La foresta ripariale uzbeca, in particolare quella lungo il fiume Amudar'ja, è in gran parte scomparsa ed è venuto meno anche l'habitat di specie protette come il cervo di Buhara; nel 2002 il WWF, insieme alle autorità locali, ha predisposto progetti per la protezione di questo ecosistema. Nelle aree montane vivono invece lupi, orsi, cervi, cinghiali, stambecchi nonché numerose specie di uccelli. L'inquinamento dei terreni e delle acque, causato dall'uso di pesticidi e altri agenti nocivi in agricoltura (specie per la coltivazione intensiva di cotone), ha avuto gravi ripercussioni anche sulla salute della popolazione ed è una delle cause della progressiva salinizzazione dei suoli, ma sono l'evaporazione del lago d'Aral e la scomparsa del suo ecosistema a rappresentare la più urgente questione che il Paese si trova a dover affrontare. Il 1,9% del territorio costituisce zona protetta e comprende due parchi nazionali e varie altre aree protette.
Economia
All'indomani dell'indipendenza il Paese presentava una situazione di recessione (brusco calo del PIL, arretratezza e condizioni di vita della popolazione precarie), il cui tenore non è mutato sostanzialmente nei primi anni del nuovo millennio. Le scelte economiche e geopolitiche effettuate dal governo preoccupavano i potenti Stati limitrofi e gli osservatori stranieri, poiché evidenziavano le difficoltà del Uzbekistan ad accantonare l'approccio economico di stampo sovietico e contestualmente segnalavano invece una propensione a incrementare ulteriormente il controllo dello Stato su tutti i settori. In questi anni il Fondo Monetario Internazionale ha criticato soprattutto la politica di riforme troppo timida (il processo di privatizzazione procede molto lentamente), accordando aiuti minimi (il programma avviato nel 1995 è stato sospeso l'anno successivo a causa dei cambiamenti apportati dalle autorità nella destinazione dei fondi). Nel frattempo alcuni fra i più importanti indicatori macroeconomici si sono mantenuti negativi. § Il settore agricolo, grazie al quale il Paese ha raggiunto l'autosufficienza alimentare, impiega un terzo della forza lavoro. Principale prodotto è il cotone, che rappresenta quasi la metà della produzione agricola complessiva. L'Uzbekistan è il quinto produttore al mondo di fibre di cotone e tra i maggiori al mondo per la lavorazione di filati e tessuti relativi. Tuttavia la massiccia irrigazione di aree desertiche destinate a una sempre più diffusa coltivazione di cotone ha comportato seri problemi ambientali, di cui il più urgente da risolvere è quello relativo al diminuito livello delle acque del lago d'Aral. Altri prodotti sono frumento (di cui è il sesto produttore asiatico), patate, ortaggi (pomodori, cavoli, cipolle) e frutta (uva, mele, cocomeri). § L'altra tradizionale risorsa del settore primario, considerando che più della metà del territorio è prativo, è l'allevamento, specie di ovini (la varietà karakul dà una lana di qualità pregiata), bovini e caprini, grazie ai quali si producono discrete quantità di carne e latte. Rilevante è anche il settore serico. Nel 2003, con la supervisione del FMI, sono state varate norme riguardanti il settore primario, con l'apertura all'esportazione di grano e cotone e con l'avvicinamento dei prezzi di vendita a quelli vigenti sul mercato mondiale, ed è stata incoraggiata l'apertura di piccole imprese private. § Nel settore secondario molte delle industrie sono state escluse dallo sviluppo tecnologico, con i comparti meccanico (che produce autovetture e televisori), tessile (filati di cotone e di lana), chimico (acido solforico, fertilizzanti azotati e fosfatici) e alimentare (birra, olio di cotone, vino) che stentano a risollevarsi. Si mantiene attivo il settore minerario con rame, tungsteno, zinco, molibdeno oltre a metalli rari come l'uranio (di cui è il settimo produttore al mondo, il secondo del continente), l'oro (terzo asiatico) e l'argento (quarto asiatico). L'Uzbekistan è soprattutto ricco di carbone, petrolio e di gas naturale, i cui giacimenti non sono ancora stati del tutto esplorati. Le buone risorse minerarie e la presenza sul territorio di centrali idroelettriche consentono al Paese l'indipendenza energetica anche se le infrastrutture risultano antiquate. L'interesse della Federazione Russa per la ricchezza dei giacimenti uzbechi ha portato, dal 2005, a una serie di convenzioni tra i due Paesi per il potenziamento degli scambi commerciali e della cooperazione per la sicurezza. L'accordo (2007) per la fornitura di gas alla Russia a un prezzo maggiore ha inoltre permesso di incrementare le entrate. Altri accordi sono stati sottoscritti con compagnie asiatiche (di Cina, Corea del Sud e altri Paesi) per l'esplorazione e lo sfruttamento dei giacimenti. Dai primi anni del Duemila il Paese ha dato avvio a una serie di riforme tese ad allentare il controllo statale sui settori produttivi e un decreto del 2005 ha cercato di potenziare gli investimenti esteri. Il PIL registrato nel 2008 è stato di 27.918 ml $ USA, mentre il PIL pro capite è stato di appena 1.027 $ USA. La bilancia commerciale è attiva grazie all'incremento dell'esportazione di idrocarburi; altre merci esportate sono il cotone, prodotti tessili finiti e altri minerali (oro, metalli). Le principali importazioni riguardano macchinari, prodotti chimici e alimentari. Un quarto degli scambi commerciali avviene con la Russia poi con Cina, Kazakistan e Ucraina; altri Paesi verso cui sono diretti i prodotti uzbechi sono Polonia, Turchia e Bangladesh, mentre le importazioni provengono anche da Corea del Sud e Germania. Gli 81.000 km di strade (1999) sono quasi tutte asfaltate e la rete ferroviaria copre circa 4000 km ma nel complesso il sistema appare inefficiente. L'aeroporto internazionale di Taškent è il maggiore del Paese, che è privo di sbocchi diretti sul mare.
Storia
Discendente dalla fusione avvenuta nel sec. XIII fra gruppi autoctoni già sedentarizzati e tribù nomadi mongole, la popolazione uzbeka è stata in seguito soggetta alla sovranità di vari khanati, fra i quali dal Settecento si sono imposti soprattutto quelli di Buhara, Samarcanda e Kokand. Con la conquista di quest'ultimo da parte delle truppe zariste nel 1876, la regione è poi entrata nell'Impero russo di cui ha seguito ogni successiva vicenda storica. Contesi, all'indomani della Rivoluzione bolscevica, dall'Armata Rossa e dalle forze controrivoluzionarie e nazionaliste (il movimento basmachi) sostenute dalla Gran Bretagna, i territori costituenti l'odierno Uzbekistan hanno acquisito statuto di Repubblica socialista sovietica nell'ottobre 1924 attraverso un composito processo di definizioni confinarie conclusosi nel decennio successivo (1936). Negli anni Trenta Taškent divenne la capitale del Paese. Giunto assai arretrato nelle proprie strutture socio-economiche all'inclusione nell'URSS, l'Uzbekistan ha successivamente conosciuto un certo sviluppo agricolo e industriale, stimolato dall'immigrazione di lavoratori qualificati dall'area sovietica europea e più tardi, con la seconda guerra mondiale, anche dal trasferimento di impianti minacciati dalle vicende belliche, subendone però nei decenni successivi rilevanti danni ambientali (inquinamento chimico del territorio, erosione del suolo e riduzione della superficie del lago Aral, nonchè problemi relativi allo stoccaggio di materiale radioattivo) che hanno suscitato crescente preoccupazione nella popolazione locale. Nel 1983 il nuovo segretario locale del Partito comunista I. Ousmankhodgipaev scatenò uno scandalo legato alla produzione di cotone che comportò arresti e processi a migliaia di funzionari in tutta l'URSS. Il clima di tensione tra gli uzbeki, in gran parte musulmani sunniti, e la politica anticlericale moscovita e la minoranza russa portarono tra il 1989 e il 1990 a violenti scontri. L'Uzbekistan ha proclamato l'indipendenza il 31 agosto 1991, in conseguenza del dissolvimento dell'URSS, indotto dal fallito colpo di Stato moscovita dello stesso mese. Contestualmente al referendum che ha sancito tale atto (29 dicembre 1991) è stato confermato alla guida del Paese il presidente Islam Karimov, già leader del Partito comunista (ora Partito democratico del popolo, PDP), eletto in tale carica nel marzo 1990. L'azione politica si è orientata verso il consolidamento dei rapporti con l'estero, soprattutto con i Paesi dell'Asia centrale e con la Turchia, insieme ai quali l'Uzbekistan è entrato a far parte dell'Organizzazione di cooperazione economica. Pur facendo presa su rinati sentimenti nazionalistici e tendendo a fare dell'Uzbekistan (il più popolato della regione) il Paese guida dell'area, il governo ha rifiutato di sostenere orientamenti favorevoli al panturchismo o all'integralismo religioso, peraltro rappresentato da un attivo Partito della Rinascita Islamica (con forte seguito in talune aree, principalmente della valle di Fergana). L'adesione alla CSI è stata comunque immediata (21 dicembre 1991) e a essa è seguito il tentativo di liberalizzare in modo piuttosto radicale l'economia. Tumulti studenteschi contro il forte innalzamento del costo della vita hanno avuto luogo a Taškent nel gennaio 1992, provocando una robusta repressione. Nel luglio seguente è stata approvata una nuova Costituzione, resa pubblica in settembre, che ha instaurato formalmente un sistema multipartitico, ma essa rimaneva sostanzialmente sulla carta per la resistenza del PDP ad accettare una reale competizione politica. A questa situazione ha fatto riscontro un inasprimento dei caratteri totalitari del regime guidato da Karimov. La mancanza di democrazia si è rivelata evidente nel voto per l'elezione della nuova assemblea legislativa, l'Oli Majlis, che ha preso il posto del Soviet supremo. Alla consultazione tenutasi in due turni tra il 25 dicembre 1994 e il 22 gennaio 1995, hanno partecipato due formazioni politiche: l'ex comunista Partito democratico del popolo (PDP) e il suo alleato Partito del progresso della madrepatria (PPM). La nuova assemblea è risultata formata etnicamente per l'86 % da uzbechi, che rappresentano il 71% della popolazione. Nel maggio 1995, l'Oli Majlis ha rinnovato il mandato al governo guidato dal primo ministro Abdulashim Mutalov. Per quanto riguarda la politica estera, l'Uzbekistan si è dimostrato restio ad accettare le imposizioni della Russia, rifiutando di impegnarsi maggiormente nella Comunità di stati indipendenti. Per tutto l'ultimo decennio del secolo XX la vita politica dell'Uzbekistan era caratterizzata da questa evidente dicotomia: una linea internazionale equilibrata e moderata, con significative aperture all'Occidente (adesione alla Partnership per la pace della NATO, luglio 1994) e pressione neoautoritaria interna. Nel 1998 il presidente appoggiava la Federazione russa nella guerra contro la Cecenia, scatenando la politica secessionista del Movimento Islamico dell'Uzbekistan (MIU), accusato dal governo di diversi attacchi terroristici. Nelle elezioni del gennaio 2000 Karimov veniva rieletto. Nel 2001 il governo cedeva alle forze armate statunitensi l'uso di una base aerea, ricevendone in cambio aiuti finanziari e l'apertura di crediti da parte dell'FMI. Nel marzo 2004 il Paese veniva investito dalla guerriglia del MIU, contrario alla politica filo-statunitense del governo. Nel maggio 2005 il conflitto tra i ribelli islamici e le forze di polizia è riesploso ad Andijan, provocando morti e feriti. Nel 2007 un accordo sulle forniture del gas uzbeco alla Russia, legava ancora di più i due Paesi e un patto di alleanza tra Karimov e il governo russo provocava l'allontanamento dei militari statunitensi dalla base uzbeca di Karshi Khanabad. Nel dicembre dello stesso anno le elezioni presidenziali riconfermavano il presidente in carica. Nel dicembre del 2009 si svolgevano le elezioni per il rinnovo del parlamento dominate dai quattro partiti filo-governativi.
Cultura: generalità
Al pari delle altre repubbliche nate dopo la fine dell'URSS, la vita e la cultura nell'Uzbekistan odierno sono il risultato di fattori eterogenei: alla matrice sovietica è necessario sommare elementi storici (le origini di un popolo che discende dall'incrocio tra popolazioni nomadi e sedentarie dell'Asia centrale, le conquiste e l'assoggettamento a diversi khānati), religiosi (la diffusione dell'Islam), economico-politici (il recente passato caratterizzato dal difficile passaggio all'indipendenza). A vario titolo e in misura diversa, questi motivi ricorrono nelle tradizioni, nelle espressioni artistiche, nell'organizzazione sociale del Paese. Dal punto di vista letterario questa regione ha espresso importanti figure di scrittori e poeti, sia in epoche passate, al-Bīrūnī (XI sec.), Ali Sir Nevai (XV sec.), sia nel XX secolo, con Abdalrauf Fitrat (1886-1938), autore di dialoghi in prosa e versi. Tra i contemporanei meritano di essere citati Jamal Kemal (n. 1938), definto poeta nazionale, e la poetessa Zebo Mirzaeva (n. 1964), tra le voci più interessanti della poesia uzbeca contemporanea. L'arte e l'architettura dell'Uzbekistan esprimono al meglio le numerose influenze e presenze alternatesi nel corso dei secoli, di cui Samarcanda resta esempio insuperato, forse nell'intera Asia centrale. La città, posta sulla Via della Seta, è infatti tra le quattro bellezze nazionali inserite dall'UNESCO nel patrimonio dell'umanità: oltre a questa, nominata nel 2001, compaiono la città storica di Itchan-kala (1990), la città storica di Buhara (1993) e il centro storico di Shakhrisyabz (2000).
Cultura: tradizioni
Nota predominante del carattere degli uzbechi è l'ospitalità, manifestata senza riserve a chiunque voglia condividere tempo ed esperienze. A differenza di molti dei popoli centroasiatici, infatti, gli uzbechi hanno una natura per lo più sedentaria, dedita all'allevamento, all'artigianato, al commercio, alla vita in villaggio e in famiglia (che soprattutto nelle realtà rurali è numerosa, fino a comprendere 5-6 figli). È soprattutto nelle arti applicate e nell'artigianato che gli artisti e gli abitanti dei villaggi hanno mantenuto vive le tecniche e i motivi tradizionali, e in queste dimensioni, oltre che nelle occasioni di festa, nelle cerimonie (come il giorno dell'Indipendenza, il 1° settembre) e nelle ricorrenze religiose, si incontrano più facilmente uomini e donne vestiti con indumenti tipici, che variano a seconda delle caratteristiche climatiche delle diverse regioni. Altro luogo prediletto per gli incontri, le chiacchiere, lo scambio, oltre che il commercio, è il bazar, il mercato. La cucina uzbeca comprende alcuni piatti classici della regione centro-continentale come il plov, a base di riso e verdura, e lo shashlyk, carne arrosto; molto comune è il tè. Alle forme di folclore più tradizionali si sono aggiunte nel corso degli ultimi decenni espressioni artistiche di pura propaganda politica, prima sotto il regime sovietico, poi in ossequio alla esuberante personalità del presidente Karimov.
Cultura: arte
In epoca sassanide e in quella islamica il territorio dell'Uzbekistan subì l'influsso artistico iranico. Si conservano le rovine di notevoli monumenti islamici, sia civili (il palazzo del governatore di Termez, sec. XI-XII, il caravanserraglio di Rabāṭ-i Malik, sec. XI), sia religiosi (moschee di Maġāk-i Aṭṭārī, sec. XII, e di Namāzgāh, 1119, a Buhara; mausolei dei Samanidi a Buhara, di Ḥakīmī al-Tirmizī e di Sultan-Sa'adat, sec. XI, a Termez). L'Uzbekistan conobbe una grande fioritura artistica nel sec. XV, specie per opera di principi come Tīmūr (Tamerlano) e Ulūgh Beg, cui si deve il grande sviluppo di Samarcanda, divenuta uno dei più importanti centri culturali dell'epoca. I monumenti (soprattutto edifici religiosi e mausolei) si caratterizzano per l'originalità della struttura e della decorazione, nelle quali appare evidente l'incrociarsi di diversi influssi culturali, dalla tradizione locale all'islamica, alla cinese. Nelle arti applicate ebbe grande importanza la ceramica, specie a Samarcanda, nei sec. XV-XVI, quando si imitarono le porcellane cinesi in blu e bianco, e nei sec. XVI e XVII la miniatura, legata allo stile di Herāt, ma con grandi artisti indipendenti, come Muḥammad Murād Samarqandi. La produzione artistica dei secoli successivi declinò in una ripetizione sempre più stanca dei motivi tradizionali; continuò tuttavia assai vivace quella artigianale con la produzione di ceramiche, metalli e soprattutto dei celebri tappeti di Buhara. Con l'annessione all'URSS, sostanzialmente l'Uzbekistan si inserì nel più vasto contesto culturale di quel Paese, subendone i diversi influssi. Gli anni Venti e Trenta del XX sec. furono infatti cruciali per la nascita di un vero movimento artistico uzbeko, pur se stimolato da capiscuola russi. A partire dagli anni Sessanta, invece, più evidente è stata, soprattutto nella pittura, la sintesi attuata dagli artisti uzbechi fra tradizione, influenze occidentali e suggestioni dell'Estremo Oriente. Tra i più rilevanti, V. Burmakin (n. 1938) e, più recenti, B. Ismailov (n. 1973) e B. Makhkamov (n. 1958). Nella scultura emerge il nome di R. Suleimanov (n. 1950). Nei periodi più recenti la ricerca dei nuovi artisti si è allargata anche a nuove tecniche espressive, con l'adozione di forme quali installazioni e performance.