Buhara (città)
Indicecittà (237.100 ab. nel 1997) dell'Uzbekistan, capoluogo della provincia omonima. Situata a 222 m in una fertile oasi irrigata dal fiume Zeravšan (Zarafson) su una diramazione della Transcaspiana, è attivo mercato di prodotti agricoli e dell'allevamento; famoso è l'artigianato dei tappeti e dei tessuti in lana. Aeroporto. Anche Buchara. In usbeco Buhoro.
Buhara. La madrasa Mir-i-Arab.
De Agostini Picture Library/J.E. Schurr
Storia
Prospera nel sec. X sotto i Samanidi passò ai Qarakhanidi e divenne un centro religioso privo di qualsiasi importanza politica. Dopo essere appartenuta ai Qara Kitai, fu presa da Gengis Khān nel 1220; distrutta nel 1273 dai Mongoli di Persia, divenne più tardi (sec. XVI) la capitale degli Uzbeki. Soggetta per breve tempo alla Persia (sec. XVIII), divenne poi un emirato per la dinastia dei Manquīt. Sottoposta al protettorato russo nel 1868, entrò a far parte dell'URSS nel 1924 dopo che un'insurrezione filosovietica ebbe spodestato la famiglia regnante.
Arte
Del periodo dei Samanidi rimane lo splendido mausoleo dell'emiro Ismāʽīl, ispirato al tempio del fuoco tetrapilo sassanide. Di grande effetto è soprattutto la decorazione del mausoleo, che sfrutta il mattone, con il quale l'edificio è costruito, anche in funzione ornamentale, con combinazioni geometriche a vista che troveranno larga applicazione specie presso i Selgiuchidi. Un altro periodo artisticamente assai felice si ebbe sotto i Timuridi, che costruirono la moschea di Kaljan e il mausoleo di Bayān Kūlī Khān, dove sembra appaiano per la prima volta le ceramiche a lustro metallico di uno splendente colore azzurro, con disegni floreali. Nel sec. XVI i Safawidi sperimentarono a Buhara , come già in altre loro città, un'originale sistemazione del centro monumentale, contrapponendo al grande Masgid-i-kalan (del classico tipo a quattro ivān), la madrasa Mīr-i ʽArab , dominata da un enorme portale timuride, fiancheggiato nel senso dell'altezza da una serie di nicchie decorate in maniera quanto mai fastosa. Le fonti parlano anche di una fiorente industria pittorica fin dall'epoca samanide, che tuttavia è testimoniata soltanto a partire dal periodo timuride, quando si impose il gusto raffinato di Herāt. Con i Safawidi, i miniatori di Buhara introdussero sui margini delle miniature figure di piante e di animali, rompendo un'antica tradizione e infondendo nelle loro composizioni una maggiore forza drammatica.
Bibliografia
R. N. Frye, Bukhara, The Medieval Achievement, Oklahoma, 1965; G. Pugačenkova, Central Asia Gems of 9th-19th Century Architecture, Mosca, 1987.