Rāmāyana
(Viaggio di Rāma), poema epico indiano che, insieme al Mahābhārata, esprime e indirizza il nascente induismo. Esso impone la figura di Rāma, il protagonista, il quale avrà un grandissimo rilievo nella successiva storia religiosa dell'India. Il “tema eroico” è simile a quello di altre mitologie: Rāma, figlio di un re, Daśaratha, deve compiere certe imprese per poter succedere al padre nel regno di Ayodhyā che gli viene contestato; a questo tema s'innestano i rapporti di Rāma con la moglie Sītā, che gli viene rapita da Rāvaṇa capo dei demoni detti Rākṣasa; viene poi riconquistata dallo sposo (con una spedizione a Ceylon dove, aiutato da Hanumān, il capo di un esercito di scimmie, la libera e uccide Rāvaṇa in duello), ma anche ripudiata (per essere stata di altri) e quindi perdonata ma ripudiata una seconda volta; dopo di che Sītā scompare e inutilmente viene ricercata da Rāma pentitosi del suo gesto. Questi eventi, ivi compresi i rapporti con Sītā, che nel nucleo originario risalente forse al sec. III a. C. erano collegati all'idea della regalità ed esprimevano i valori esistenziali della casta dei guerrieri (kṣatriya), furono assunti in una complessa simbologia soteriologica che fece di Rāma l'incarnazione del dio Viṣṇu e di Sītā l'incarnazione della dea vedica Śri. È una soteriologia che tendenzialmente metteva, al posto dell'azione sacerdotale, l'azione individuale e che, pertanto, continuava, sia pure ad altro livello, la funzione originaria dell'epica che esaltava la casta dei guerrieri quasi in opposizione alla casta dei sacerdoti. Il Rāmāyana si compone di 7 sezioni (kanda) che raccolgono ca. 24.000 strofe. È attribuito, tranne i libri I e VII, più recenti, al poeta Vālmikī. La redazione definitiva viene fatta risalire al sec. II d. C. Ci sono giunte tre redazioni che presentano notevoli differenze: la occidentale o kashmiriana (A), la bengalese (B) e la settentrionale (C).
Ramayana. Scena del rapimento di Sita da parte di Ravana.
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