Polidòri, Gianni
pittore e scenografo italiano (Roma 1923-1992). In teatro (prosa, lirica, balletto) ha lavorato, riscuotendo personale successo, con De Bosio, Squarzina, Sbragia e altri registi. Dopo esperienze come Romagnola di Squarzina (1959) e Se questo è un uomo di Primo Levi (1966), risolte attraverso la simultaneità e compenetrazione dei luoghi scenici (a un tempo colore, ambiente e movimento), è giunto a concepire la scena come un organismo-macchina, cifra visiva dello spettacolo “unica possibile”, di volta in volta esprimibile con la suggestione luce-colore o l'uso di materiali insoliti (Le Baccanti, 1968) o la dialettica dei praticabili (Don Carlos, 1969). Nel cinema esordì con Bellissima (1951) di Visconti, fornì pregevoli sfondi gogoliani a Il cappotto (1952) di Lattuada e La passeggiata (1953) di Rascel, fu collaboratore prezioso di Antonioni per I vinti (1953), La signora senza camelie (1955), Le amiche (1957). Ha lavorato poi saltuariamente e con registi di minore serietà.