Viscónti, Luchino
Indiceregista italiano (Milano 1906-Roma 1976). Si affermò in teatro nel 1945 allestendo una memorabile edizione dei Parenti terribili di J. Cocteau. Passato al cinema, continuò a dedicarsi anche al teatro con una certa continuità fino alla metà degli anni Sessanta. Tra i suoi spettacoli più importanti alcuni geniali allestimenti dal repertorio contemporaneo (da A porte chiuse di J.-P. Sartre, a vari testi di T. Williams e di A. Miller), alcune rivisitazioni eterodosse di classici della drammaturgia (da Il matrimonio di Figaro all'Oreste di V. Alfieri, da Troilo e Cressida a La locandiera) e soprattutto la riproposta, nella lezione di K. Stanislavskij, del teatro di A. Čechov (iniziata nel 1953 con una non dimenticata edizione di Tre sorelle). Alla scena italiana, ancora prigioniera di una secolare routine, diede il gusto dello spettacolo moderno, basato su una concezione unitaria dell'evento teatrale e sull'estrema professionalità di tutte le sue componenti. Del pari importante fu l'attività di Visconti nella regia lirica iniziata nel 1954 con La Vestale di G. Spontini alla Scala e culminante con la famosa edizione della Traviata (1955), con il Don Carlos del Covent Garden (1958) e con il Macbeth di Spoleto (1958). Accostatosi al cinema (e alla politica) in Francia, quale assistente di J. Renoir (per Une partie de campagne) all'epoca del Fronte Popolare, tornò in patria imbevuto di spirito antifascista e populista, che espresse in un articolo-manifesto sulla rivista Cinema per un cinema “antropomorfico” e concretizzò nel film Ossessione (1943), che già annunciava il neorealismo del quale Visconti divenne poi il più “definitivo” rappresentante con La terra trema (1948). Trasferendo sullo schermo il mondo verghiano dei Malavoglia, egli lo fece infatti con una rinuncia totale allo spettacolo e in una dimensione sociale e di lotta di classe così polemicamente accentuata da non lasciare altro spazio all'approfondimento della tendenza, se non in una società diversa da quella reale. Dopo questo affresco plastico-figurativo la ricerca artistica viscontiana seguì altre vie. In Bellissima (1951) esasperò non senza artificio il contrasto tra una madre popolana e un mondo del cinema che si identificava in certo metodo neorealista di sfruttamento del personaggio “preso per la strada”. Con Senso (1954), affrontando il film in costume e il colore, esplorò con sontuosa profondità il rovescio del mondo risorgimentale attraverso una coppia negativa “perché” aristocratica. Già con qualche avvisaglia di accademismo, risultò la modernizzazione e italianizzazione in bianco e nero delle Notti bianche (1957) dostoevskiane; mentre ebbe successo l'immissione di elementi dostoevskiani nell'universo contemporaneo e sociale di Rocco e i suoi fratelli (1960). Dopo Il lavoro, il migliore dei suoi racconti brevi inserito in Boccaccio '70 (1962), l'involuzione di Visconti coincise col tardivo riconoscimento estero e italiano ufficiale, dal Gattopardo(1963) che ebbe la Palma d'oro al Festival di Cannes, a Vaghe stelle dell'Orsa (1965), che vinse finalmente il Leone d'oro a Venezia. Accentuata la sua componente di decadentismo, il regista si allontanava dalla battaglia ideale e si avvicinava a una sorta di cosmopolitismo. Dopo il fallimento della trasposizione di A. CamusLo straniero (1967), la trilogia “tedesca” – La caduta degli dei (1969), Morte a Venezia (1971) da Th. Mann, Ludwig (1973) – lo rilanciò come mai sul piano internazionale, anche se in queste opere, a differenza che nelle sue maggiori, l'autobiografismo prevalse sulla storia, la scenografia e il costume sull'umanesimo, il morbido e il morboso sulla lucidità del giudizio e della ragione. Colpito dalla malattia, Visconti affidò a Gruppo di famiglia in un interno (1974) un testamento personale, che è anche testimonianza della sua chiusura di “vecchio” di fronte all'irruzione dei giovani, e riuscì a portare a termine L'innocente (1976), all'insegna di D'Annunzio che si sostituiva a Verga e concludeva al polo opposto un'eccezionale parabola.
Luchino Visconti. Un'immagine del regista sul set.
De Agostini Picture Library
Luchino Visconti. Un fotogramma del film La terra trema (1948).
De Agostini Picture Library
Luchino Visconti. Un fotogramma del film Senso con A. Valli e M. Girotti (1954).
De Agostini Picture Library/N. Porta
Luchino Visconti. Un fotogramma del film Senso, opera con la quale il regista affrontò il film in costume e il colore.
De Agostini Picture Library/N. Porta
Luchino Visconti. Un fotogramma del film Gattopardo con B. Lancaster, A. Delon e C. Cardinale (1963).
De Agostini Picture Library
Luchino Visconti. Un fotogramma del film Gruppo di famiglia in un interno con S. Mangano e H. Berger (1974).
De Agostini Picture Library
Bibliografia
F. Di Giammatteo, Visconti, storia e romanticismo, Siena, 1955; G. Ferrara, Luchino Visconti, Parigi, 1963; P. Baldelli, I film di L. Visconti, Manduria, 1965; Y. Guillaume, Visconti, Parigi, 1966; G. Nowell-Smith, Visconti, Londra, 1967; L. Macciché, Visconti e il neorealismo, Napoli, 1990.